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La pastora Rita Famos confermata presidente della Chiesa evangelica riformata svizzera

Vari i temi in discussione nel sinodo dei riformati elvetici. Molta attenzione ai temi finanziari: entro il 2045 si prevede la metà degli attuali membri di chiesa

Molti i temi all’ordine del giorno del sinodo della Chiesa evangelica riformata svizzera (Cers), in corso dal 12 a oggi 14 giugno, nella cittadina di Sion. 

Dopo due rinvii a causa della pandemia, il sinodo è di nuovo in presenza. Nella sala del Gran Consiglio, la presidente della Cers Rita Famos ha dato il benvenuto ai delegati delle 25 chiese membro con un divertente viaggio nel tempo: ha infatti dialogato con il primo segretario di quella che allora si chiamava Federazione delle chiese protestanti svizzere, Adolf Keller (1872-1963), interpretato dall'attore Daniel Ludwig.. Keller era chiamato "l'Adolf del mondo" dai suoi amici, tra cui Karl Barth, perché viaggiava in continuazione. Il suo obiettivo era quello di unire le chiese. Ecco di cosa ha felicemente chiacchierato con la prima presidente donna della "sua" organizzazione, fondata nel 1920 e diventata Cers giusto un secolo dopo, due anni orsono. Rita Famos ha elogiato la lungimiranza dei fondatori: «I vostri obiettivi centrali descrivono ancora molto bene il nucleo del nostro lavoro: la comunità, il collegamento con le chiese partner all'estero e il dialogo con la politica, nonché la difesa degli interessi comuni». 

A causa della pandemia, il grande giubileo previsto per celebrare i 100 anni della Federazione è stato annullato nel 2020. Ma l'intermezzo teatrale e un dossier online hanno permesso di commemorare le pietre miliari della nascita dell’organismo federativo.

Anche la Chiesa evangelica metodista svizzera (Eem) ha festeggiato i suoi 100 anni di appartenenza alla Cers, essendo entrata a far parte della Federazione delle chiese nel 1922. Nel suo messaggio di saluto, il vescovo metodista Patrick Streiff ha ricordato le buone relazioni tra le due Chiese e ha presentato il lavoro dell'Eem di fronte alle sfide attuali: «Vogliamo favorire le opportunità di creare qualcosa di nuovo, cercando di ridurre le nostre risorse in modo moderato». La riunione pomeridiana è stata seguita da una funzione nel tempio protestante di Sion.

La giornata di ieri 13 giugno è stata invece caratterizzata dalle votazioni.

I 75 membri del sinodo hanno confermato la pastora Rita Famos come presidente ed ha eletto Philippe Kneubühler, Lilian Bachmann e Catherine Berger quali nuovi membri del Consiglio per il periodo 2023-2026.

Per il resto il secondo giorno di lavori è stato dedicato alla relazione del Consiglio sullo stato di attuazione delle 17 raccomandazioni della commissione d'inchiesta presentate nell'agosto 2021. A tal fine è stato elaborato un piano d'azione dettagliato. Il sinodo ne ha preso atto e ne ha discusso in modo ampio e costruttivo. 

Insieme a sei cofirmatari, Michel Müller ha presentato poi una mozione per chiedere al Consiglio della Cers di intervenire presso il Consiglio ecumenico delle Chiese per esaminare la sospensione della Chiesa ortodossa russa. Il proponente ha spiegato le sue argomentazioni con grande impegno. Ha chiesto una chiara presa di posizione per la verità: «Spetta ora al Consiglio ecumenico esaminare la sospensione. Bisogna porre un limite a questo Patriarcato. Questa chiesa sta calpestando tutti i valori della missione ecumenica di pace, coltivata dopo le guerre mondiali, su una base teologica e metafisica. È il momento di fare il passo successivo».

Nella sua risposta, il Consiglio ha motivato la sua proposta di respingere la mozione. Rita Famos ha dichiarato: «L'atteggiamento del patriarca Cirillo nei confronti della guerra di aggressione di Putin manca di qualsiasi giustificazione teologica ed è insopportabile per tutto il mondo ecumenico. Il Consiglio ecumenico stava già facendo molti sforzi per intervenire. Ci sono molte voci critiche e dissenzienti all'interno della Chiesa ortodossa. Queste persone contano sulla nostra solidarietà, perché la sospensione rischierebbe di aumentare il divario con il mondo occidentale». Secondo la presidente la Chiesa evangelica svizzera persegue una duplice strategia: «Da un lato, prendiamo chiaramente le distanze dalla legittimazione teologica della guerra da parte della leadership ufficiale del Patriarcato di Mosca. D'altra parte, utilizziamo il Consiglio ecumenico e altri contatti ecumenici per condurre il dibattito con il Patriarcato di Mosca e sostenere così tutti gli oppositori della guerra all'interno della Chiesa ortodossa russa». Molti membri del sinodo sono intervenuti nel dibattito su questa mozione, che alla fine è stata accettata.

Il sinodo ha anche accettato un postulato di Esther Straub e di nove cofirmatari sulla cappellania nel settore sanitario. Il Consiglio appoggia l'obiettivo del postulato e proporrà alle Chiese associate la creazione di un organismo di contatto ecumenico nazionale per le questioni relative alla cappellania sanitaria.

Il Consiglio della Chiesa evangelica riformata svizzera ha presentato al sinodo uno studio sul futuro delle finanze ecclesiastiche, che include una prognosi sullo sviluppo delle finanze nei prossimi vent'anni. Lo studio prevede che il numero di membri in Svizzera si dimezzerà entro il 2045 e che le entrate derivanti dalle tasse ecclesiastiche e dai contributi statali diminuiranno di circa un quarto. Si dovrà affrontare la questione di come utilizzare in modo appropriato le risorse delle chiese, quali priorità stabilire e quali forme adottare in futuro. «Che ruolo vogliamo avere? Dove vogliamo essere come Chiesa evangelica riformata nel 2045», ha chiesto il membro del Consiglio Daniel Reuter. 

È stato deciso che l'Istituto ecumenico di Bossey sarà sostenuto nel 2023 da una campagna di raccolta fondi nelle chiese membro, con un obiettivo di 60.000 franchi svizzeri.

 
Foto di EKS-EERS | Nadja Rauscher

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