Una tragedia. Questa è la notizia!
07 marzo 2022
L’Associazione mondiale cristiana per la comunicazione ricorda che la guerra all’Ucraina «è una vera tragedia» e esorta a condividere la poca informazione ancora disponibile
La guerra all’Ucraina è una vera tragedia.
Una tragedia accompagnata da un’altra guerra, ossia quella rivolta contro la comunicazione e volta a demolire il sentimento della fiducia, poiché la disinformazione e le bugie sono ora uno strumento utilizzato dalla Russia per disorientare e soffocare i possibili dissensi presenti tra i comuni cittadini, che si ritengono contrari all’intervento armato di Putin.
Nonostante quest’orribile situazione, l’Associazione mondiale cristiana per la comunicazione (Wacc) ha «esortato i media indipendenti - ancora operanti in Russia e in Ucraina - a fare tutto ciò che è loro possibile per dar luce alla verità e informare la società civile su quanto stia accadendo in queste ore (e da giorni), e esorta le organizzazioni e le persone che operano nella comunicazione al di fuori della Russia, a poter fare altrettanto: ossia condividere le notizie e le informazioni diramate o fatte trapelare dai media indipendenti».
I diritto a poter essere informati e a poter informare è messo sotto attacco dal governo russo: molti media indipendenti sono stati chiusi ed è stata votata recentemente dalla Duma (camera bassa del parlamento) una legge che mette sotto scacco le libere fonti informative, anche straniere presenti in Russia.
Novaya Gazeta, nota per il lavoro investigativo dei suoi giornalisti e il cui caporedattore Dimitry Muratov ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2021, è stata chiusa.
La stazione televisiva (online) Dozhd (TV-Rain) e la stazione radio Ekho Moskvy, capace di raggiungere milioni di persone in molte regioni della Russia, sono state costrette a interrompere le trasmissioni.
Fortunatamente è ancora possibile accedere ad alcuni siti web di media indipendenti presenti in Russia, ancora attivi, sia dall’estero sia all’interno del paese, tramite alcune reti (dati) private e virtuali.
Tuttavia, i telegiornali, che sono saldamente nelle mani dello Stato, rimangono la principale fonte di dis-informazione per molti russi, soprattutto per gli anziani.
Lo scorso 27 febbraio 2022, la Wacc ha rilasciato la seguente dichiarazione, sui propri social media:
«Siamo sull’orlo di un disastro globale le cui conseguenze non possono che danneggiare ulteriormente un mondo già fragile. A nome degli attivisti per i diritti di comunicazione in tutto il mondo, la Wacc aggiunge la sua voce a quella di Pen International che chiede la fine degli attacchi alla libertà e alla democrazia in Ucraina, la perdita di vite umane e di porre fine alla disinformazione e alla propaganda che alimenta il conflitto».
Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21 liberi di… associazione che da vent’anni promuove la difesa per la libertà di stampa oggi ha scritto: «Non c’è più informazione su ciò che avviene in Russia. Tutti i grandi media internazionali hanno ritirato i propri inviati (può esser comprensibile essendo molti di loro in zone a rischio) ma la cosa ancor più grave è stata la chiusura degli uffici di corrispondenza; presidi essenziali […] che si avvalgono di una forma di protezione diplomatica, sia pur tacita. Anche l’Italia a partire dal Servizio pubblico (Rai), chiude persino l’Ansa, l’agenzia nazionale punto di riferimento per testate medio piccole che non possono permettersi di mandare inviati, tanto meno avere un corrispondente fisso. E punto di riferimento anche per quel pubblico che sa che dietro c’è chi le notizie le verifica sul posto, consumando le scarpe.
La motivazione ufficiale - prosegue Marincola - è la recentissima legge che prevede pesanti multe e condanne fino a 15 anni di carcere per chi diffonde “fake news” su un conflitto che è persino vietato chiamare “guerra”. Una legge che ancora non siamo certi al 100% valga anche per i giornalisti stranieri che parlano verso l’esterno».
La Rai e l’Ansa, informano che le notizie su quanto stia accadendo in Russia, per il momento, «saranno fornite sulla base di una pluralità di fonti raccolte da giornalisti dell’azienda in servizio in paesi vicini e inviate nelle redazioni centrali italiane».