Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

Il mondo piange la scomparsa Desmond Tutu

Il Consiglio ecumenico delle chiese ricorda la testimonianza e l'impegno per la giustizia dell'arcivescovo anglicano

L'arcivescovo Desmond Tutu, morto ieri 26 dicembre all'età di 90 anni, è stato un leader chiave nella lotta morale contro il sistema dell'apartheid in Sudafrica, ma l'impatto del suo ministero e della sua testimonianza si è esteso ben oltre i confini del suo paese e oltre quel momento storico.

Così si apre l’articolo che il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) dedica a una delle figure chiave della storia recente del Sud Africa e del mondo intero. La Commissione per la “Verità e la Riconciliazione” da Tutu presieduta rimane l’esempio più alto del tentativo di superamento di conflitti che possono lacerare una società. Il caso è ovviamente quello dell’incontro fra carnefici e vittime degli anni dell’apartheid, la segregazione razziale nel Paese africano.

Anche nell'era post-apartheid, il suo impegno di principio e l'impegno per la giustizia per tutti rimasero incrollabili. Il segretario generale facente funzione del Consiglio ecumenico delle Chiese, padre Ioan Sauca, ha affermato che l'Arcivescovo Tutu è stato un fedele collaboratore del movimento ecumenico durante tempi gioiosi e momenti di grande sfida, e ha insegnato a tutti noi il valore della perseveranza. «Ringraziamo Dio per averci dato l'arcivescovo Tutu per 90 anni», ha detto Sauca. «Attraverso la sua vita e le sue opere è diventato un'immagine di dignità e libertà per tutti gli esseri umani e ha ispirato molti a usare i propri doni e talenti al servizio degli altri e della missione e del compito profetico della Chiesa».

 Il pastore Frank Chikane, moderatore della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali del Cec, e a sua volta fra le figure che più hanno combattuto il razzismo e le discriminazioni sudafricane, ha reso omaggio al suo omologo nella lotta contro l'apartheid: «Con l’arcivescovo Desmond Tutu abbiamo perso un grande profeta di Dio che viveva in mezzo a noi e difendeva la giustizia: la giustizia di Dio per tutti – qui in Sudafrica, nel continente africano e in tutto il mondo, inclusa la resistenza contro le ingiustizie commesse contro i palestinesi in Israele-Palestina. Ringraziamo Dio per la sua testimonianza profetica che vale la pena celebrare a livello nazionale e internazionale».

Oltre che voce potente e schietta contro l'ingiustizia, Tutu era anche un profeta del perdono. Nel suo ruolo di presidente della Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica, è diventato, come ricorda l'ex capo del Programma Cec per combattere il razzismo Baldwin Sjollema, «il pastore della nazione». Tutu ha sottolineato più volte che non può esserci futuro senza perdono: «Si può essere umani solo in una società umana. Se vivi con l'odio nel cuore, disumanizzi non solo te stesso, ma la tua comunità».

Gli anni 1972-1975, quando Tutu servì come dirigente del programma Cec per l’educazione teologica, contribuirono a una svolta nel suo pensiero teologico. Quando è entrato a far parte del Fondo per l'educazione teologica del Cec a Londra, i suoi colleghi più anziani – il taiwanese Shoki Coe e il brasiliano-armeno Aharon Sapsezian – erano impegnati nella promozione dell'educazione teologica incentrata sui bisogni delle chiese e delle congregazioni del “Terzo Mondo”. Questa fu l'origine della nozione decoloniale di “contestualizzazione”. Ho la profonda convinzione, scriveva Sapsezian nelle sue memorie, «che i suoi anni nel programma educativo e le nostre continue conversazioni teologiche aperte abbiano contribuito a migliorare la sua analisi e la sua percezione delle ingiustizie sociali nel mondo e nel suo continente». «Negli anni '70, Desmond ed io eravamo colleghi al Cec», ha ricordato Sjollema. «A quel tempo Desmond doveva stare attento a non essere troppo schietto contro il regime di Pretoria per non bruciare i ponti in casa», ha aggiunto. «Ma il suo atteggiamento cambiò radicalmente dopo il suo ritorno in Sudafrica, quando fu nominato decano di Johannesburg nel 1975 e un anno dopo vescovo anglicano del Lesotho, poi segretario generale del Consiglio delle Chiese sudafricane (Sacc) e infine primo arcivescovo nero di Città del Capo (1987)».

«Le due comunità, bianca e nera, non si incontravano.; nelle chiese dei Bianchi i Neri non c’erano. Quando Desmond Tutu divenne vescovo a Johannesburg in una Chiesa anglicana bianca, in chiesa non andava più nessuno. Lo ricordo bene perché andai a trovarlo ed era solo, disperso, in mezzo a tutti quei banchi ottocenteschi». Così Febe Cavazzutti Rossi, predicatrice locale metodista e instancabile promotrice dei diritti umani, ricordava in una intervista l’ostracismo in patria nei confronti di Tutu, ancora a metà degli anni’80 del secolo scorso.

Il segretario Sauca ha quindi concluso: «Oggi, con la scomparsa di Desmond Mpilo Tutu, il mondo è molto più povero. Ci uniamo al popolo sudafricano nel lutto per questo sostenitore della resistenza contro l'apartheid. Ci uniamo alla Comunione anglicana e a tutti i membri della comunità ecumenica nel lutto per l'Arcivescovo che è stato così a lungo una voce guida per la fede cristiana nel testimoniare per la giustizia invece dell'ingiustizia e l'inclusione invece dell'esclusione. E ci uniamo alla famiglia Tutu nel lutto per un padre, un nonno e un marito. Le convinzioni e la testimonianza di Desmond Tutu, in particolare contro il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia, continuano a ispirare i nostri sforzi per un mondo libero da questi mali».

 

 

Photo: Peter Williams/WCC

Interesse geografico: