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26 anni fa Srebrenica

Il moderatore della chiesa di Scozia ricorda il massacro avvenuto nella civile Europa, a poche centinaia di chilometri dalle nostre case

Ventisei anni fa, questa settimana, a Srebrenica, in quella che era già una Bosnia-Erzegovina dilaniata dalla guerra, avveniva il massacro di 8.372 uomini e ragazzi.

Cinquant'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando pensavamo ingenuamente di aver imparato la lezione dell'Olocausto e dei genocidi del passato, uno sterminio così «impensabile» è avvenuto nell'Europa «civile». «Con nostra vergogna, la comunità internazionale non è intervenuta».

Così si apre la lettera di Lord Jim Wallace, moderatore dell'assemblea generale della Chiesa di Scozia che nel 2015 ha visitato il sito di Srebrenica.

«Nel febbraio 2015 ho avuto il privilegio di far parte di un gruppo che ha visitato Srebrenica per conoscere il genocidio e incontrare i sopravvissuti. Rimane una delle esperienze più profonde della mia vita.

Ci sono molti ricordi commoventi. Ricordo di essere stato così commosso da file su file di lapidi bianche. E in un angolo c'era una croce che segnava la tomba di un cattolico romano croato, coinvolto nel massacro, la cui famiglia voleva che fosse sepolto accanto ai suoi vicini musulmani. Abbiamo incontrato le Madri di Srebrenica che hanno raccontato gli eventi di questi giorni con coraggio e dignità – e senza alcun senso di vendetta, ma semplicemente cercando giustizia e verità per i loro figli, mariti, fratelli e padri.

E ricordo di aver visitato la galleria d'arte Srebrenica a Sarajevo dedicata a preservare la memoria delle vittime e dei sopravvissuti al genocidio. Sopra l'uscita, c'è una citazione del parlamentare del XVIII secolo, Edmund Burke, "Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla".

Oggi è più importante che mai  continuare a ricordare cosa è successo. Ascoltando i resoconti, è stato spaventoso apprendere quanto velocemente persone che, per tanto tempo, hanno vissuto insieme in pace, potessero rivoltarsi contro il prossimo, sulla base dell'identità etnica e religiosa.

Oggi sono ancora troppe le voci che cercherebbero di seminare divisione sfruttando la differenza.

Quando vediamo o sentiamo tale pregiudizio e odio, gli uomini e le donne perbene sicuramente non hanno la possibilità di non fare nulla. Piuttosto, ricordiamo Srebrenica, sia con vergogna che con tristezza. Decidiamoci a sfidare il tipo di male che perpetra una disumanità così brutale e l'indifferenza che permette a tale male di marcire. E impegniamoci a cercare di abbattere le barriere e a lavorare e pregare per la giustizia e la riconciliazione nel nostro mondo».

 

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