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Morto José Nino Gavazzo, fu tra i repressori durante la dittatura in Uruguay

Condannato per oltre 30 omicidi e decine di sparizioni, era l'ultimo volto in vita della dittatura uruguayana degli anni '70 del secolo scorso

Il militare uruguayano José Nino Gavazzo è morto. Era agli arresti domiciliari ed è stato trasferito all'Ospedale Militare, dove ne è stato constatato il decesso. È stata una figura chiave negli anni bui della repressione e della dittatura in Uruguay.

Gavazzo, classe 1939, si arruolò nell'Esercito nel 1956, nell'Arma d'artiglieria. Era un membro del Servizio di informazione e difesa dell'esercito (Sis).

Durante la dittatura ha agito nella I divisione dell'Esercito dal 1973. Successivamente è stato membro dell'Organismo di coordinamento per le operazioni antisovversive (Ocoa). Nel 1975 è stato secondo capo del Dipartimento del Servizio informazione e difesa, che svolgeva operazioni di intelligence e repressione contro gli oppositori, e nel 1976 ne è diventato capo. Insieme ad altri militari, ha svolto le azioni repressive definite nel quadro del Piano Condor; tra queste, si è reso responsabile del rapimento di Simón Riquelo, figlio di Sara Méndez, a Buenos Aires. Riquelo aveva appena un mese di vita e da allora la madre lo ha cercato ovunque, fino al lieto fine giunto però soltanto nel 2002 con il riconoscimento ufficiale di un ragazzo andato in adozione proprio nella capitale argentina. Molte altre famiglie non hanno avuto nemmeno questa tardiva fortuna.

Nel 1995 Gavazzo è stato processato per estorsione in un caso legato alla falsificazione di denaro. È stato responsabile di molteplici crimini contro l'umanità: rapimenti, sparizioni, torture e omicidi. È stato processato in Uruguay e all'estero.

Per i suoi crimini contro l'umanità, è sempre stato in prigioni associate a privilegi militari. Nel 2006 è entrato nell'Unità 8 Domingo Arena. Nel 2013 è stato trasferito in un settore speciale all'interno dell'Ospedale Militare. Il 24 dicembre 2015, il giudice dell'esecuzione Martín Gesto Ramos gli ha dato gli arresti domiciliari, regime in cui è rimasto fino alla morte.

È stato condannato per più di 30 reati di omicidio aggravati commessi durante la dittatura. 28 di loro, in vera e propria reiterazione, sono associati alle indagini del Piano Condor. A queste cause si aggiungono quella di María Claudia García de Gelman, quella di Roberto Gomensoro e quella di Julio Castro.

Proseguono le indagini su altre cause, tra cui quella delle Figlie di Aprile. L'accusa ha chiesto il suo processo per gli omicidi di Diana Maidanic, Laura Raggio e Silvia Reyes, che era incinta.

La Corte interamericana dei diritti dell'uomo sta lavorando alla sentenza del caso che indaga sulla responsabilità dello Stato argentino nel rapimento dei fratelli Victoria e Anatole Julien.

In silenzio e con intatti privilegi militari, è morto il volto dell'ultima dittatura uruguaiana.

Oltre agli omicidi, la sua responsabilità si aggiunge al saldo lasciato dalla dittatura: 197 scomparsi, desaparecidos.

 

Immagine: By Kena Lorenzini - Museum of Memory and Human Rights, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20138288

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