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Atleti rifugiati verso i Giochi Olimpici di Tokyo

La Federazione luterana mondiale si unisce all’appello dell’UNHCR a sostenere gli atleti rifugiati che parteciperanno alle competizioni olimpiche e paralimpiche

In vista dei giochi olimpici estivi che si terranno a Tokyo, in Giappone, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha pubblicato un video su Youtube  per chiedere sostegno alle squadre di rifugiati nelle competizioni olimpiche e paralimpiche.

Il video (The Journey- Il viaggio) presenta anche la storia della mezzofondista sudsudanese Rose Nathike Lokonyen, atleta rifugiata che partecipò ai Giochi Olimpici del 2016 a Rio de Janeiro.

Lokonyen è fuggita dalla guerra civile in Sud Sudan e ha vissuto nel campo profughi di Kakuma, in Kenya, dove ha studiato in una delle scuole del campo gestite dalla Federazione Luterana mondiale (Flm). È nel campo profughi che Lokonyen scopre il suo talento come mezzofondista. Nel 2014 poi è assunta dalla Flm come formatrice delle ragazze rifugiate, e nel 2016 partecipa come relatrice alla Commemorazione congiunta luterano-cattolica che si tiene il 31 ottobre di quell’anno presso la Malmö Arena a Lund, in Svezia.

«La storia del video “The Journey” è simile alla mia e a quella dei miei compagni atleti rifugiati», ha dichiarato Rose Nathike Lokonyen, commentando il video preparato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. «Mi sto allenando duramente nella speranza di arrivare a Tokyo. Voglio aiutare le persone di tutto il mondo a capire meglio la vita dei rifugiati e il potere che lo sport può avere per cambiare la vita. Spero che la gente sosterrà le squadre olimpiche e paralimpiche dei rifugiati».

«Rose è diventata un vero idolo per tanti giovani rifugiati, sia ragazze che ragazzi», dice Maria Immonen, direttrice di World Service, il braccio diaconale della Flm.

«Ha raggiunto così tanti obiettivi grazie al suo duro lavoro, alla determinazione e alla perseveranza. Un’atleta eccezionale, che continua a incoraggiare ragazze e ragazzi a riconoscere lo sport preferito, ad esercitarsi duramente e a trovare gioia, senso di realizzazione, amicizie e speranza attraverso attività così importanti per la salute sia mentale che fisica».

Il video è stato pubblicato il 6 aprile scorso, in occasione della Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace delle Nazioni Unite. La Squadra olimpica dei rifugiati è stata istituita nel 2016 in occasione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, per sensibilizzare il pubblico sull’enorme questione degli sfollati in tutto il mondo. Gli atleti rifugiati gareggiarono sotto la bandiera olimpica.

Ci sono attualmente oltre 60 atleti rifugiati e atleti paralimpici che si stanno allenando nella speranza di competere ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo. L’UNHCR sta lavorando a stretto contatto con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC), per sostenere gli attuali atleti rifugiati che, nonostante le sfide dello sfollamento e la pandemia di Covid-19, continuano ad allenarsi sognando di poter gareggiare a Tokyo.

 

Nella foto di UNHCR/Benjamin Loyseau: Rose Nathike Lokonyen che partecipa agli 800 metri per il Refugee Olympic Team alle Olimpiadi di Rio 2016.

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