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Gli arcivescovi britannici esortano i ministri a non violare il diritto internazionale sulla Brexit

I leader della chiesa anglicana affermano che la proposta di legge sul mercato interno rischia di essere un «precedente disastroso»

La chiesa anglicana d’Inghilterra ha pubblicamente contestato la volontà del governo di infrangere il diritto internazionale sulla Brexit, con cinque arcivescovi di Gran Bretagna e Irlanda che si uniscono per condannare quello che potrebbe essere un «precedente disastroso».

In un atto con pochi precedenti, gli arcivescovi di Canterbury e York, più i loro omologhi in Scozia, Galles e Irlanda, hanno scritto una lettera congiunta avvertendo che un tale passo avrebbe «enormi conseguenze morali, oltre che politiche e legali».

Quale la causa di tanta premura da parte dei vertici anglicani del Regno Unito.

Come riporta il sito Sicurezza Internazionale della Luiss, la Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli: «Il governo di Londra ha presentato in Parlamento un progetto di legge che mira a modificare alcune parti dell’accordo di recesso dall’UE per tutelare al meglio il mercato interno britannico. Il disegno, fortemente contestato da Unione Europea e opposizione parlamentare, intende rivedere i punti riguardanti il protocollo speciale sulla garanzia del confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord. Il testo punta a ridefinire le modalità di commercio all’interno dei confini della Gran Bretagna dopo l’effettiva entrata in vigore della Brexit, ovvero alla mezzanotte del 31 dicembre 2020… Il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso forte preoccupazione per i piani del Regno Unito di approvare il nuovo disegno di legge, sottolineando che l’iniziativa distruggerà la fiducia reciproca e minerà i colloqui commerciali. “Il progetto di legge afferma che le sue disposizioni avranno effetto “nonostante l’incoerenza o l’incompatibilità con il diritto internazionale o con altre leggi nazionali”.

  1. Il progetto di legge afferma che le sue disposizioni avranno effetto “nonostante l’incoerenza o l’incompatibilità con il diritto internazionale o con altre leggi nazionali”.
  2. Il disegno serve a dare attuazione agli impegni elettorali di Johnson, il quale aveva promesso che le merci provenienti dall’Irlanda del Nord avrebbero avuto accesso illimitato al mercato britannico. Tale punto suscita la preoccupazione dell’Unione Europea poiché, in base a tale disposizione, Londra avrebbe deciso unilateralmente di cambiare, o, secondo il governo britannico, “chiarire”, alcune delle regole contenute nell’accordo di recesso firmato a gennaio. Il disegno di legge conferirà ai ministri il potere di modificare o disapplicare le regole di esportazione per le merci che viaggiano dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord.
  3. Il disegno di legge stabilisce che le norme sugli aiuti di Stato dell’UE, che continueranno ad applicarsi in Irlanda del Nord, non varranno per il resto del Regno Unito, che avrà il potere di decidere autonomamente il proprio regime di sussidi.
  4. Come nel caso degli aiuti di Stato, il disegno di legge conferisce anche pieni poteri di spesa al governo, consentendo ai ministri di progettare e attuare schemi di sostituzione per i programmi di spesa dell’UE.
  5. Il progetto di legge implementerà i principi di riconoscimento reciproco e non discriminazione per garantire che le norme che regolano la produzione e la vendita di beni e servizi da una parte del Paese siano riconosciute in un’altra.
  6. Secondo il nuovo disegno, il trasferimento dei poteri dall’UE al governo britannico integrerà e rafforzerà il sostegno esistente dato ai cittadini di Scozia, Galles e Irlanda del Nord dalle amministrazioni decentrate, senza togliere loro le proprie responsabilità. Sotto il delicato equilibrio costituzionale del Regno Unito, i parlamenti ei governi semiautonomi di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, conosciuti come amministrazioni decentrate, hanno poteri su settori come l’istruzione, la salute, la polizia e la giustizia».

Se il disegno di legge sul mercato interno, che dovrebbe essere discusso a partire da lunedì prossimo, diventasse legge, «influenzerebbe profondamente» il rapporto tra le quattro nazioni del Regno Unito, hanno detto gli arcivescovi, che hanno aggiunto: «Riteniamo che questo creerebbe un precedente disastroso. È particolarmente inquietante per tutti noi che sentiamo un senso di dovere e responsabilità nei confronti dell'Accordo del Venerdì Santo (Belfast), quel trattato internazionale da cui dipendono la pace e la stabilità all'interno e tra il Regno Unito e l'Irlanda ...».

Gli arcivescovi hanno affermato che il governo britannico si stava preparando a violare il protocollo dell'Irlanda del Nord, che era stato concordato per facilitare l'uscita del Regno Unito dall'UE: «Se i termini attentamente negoziati non vengono rispettati e le leggi possono essere violate "legalmente ", su quali basi poggia la nostra democrazia?».

La lettera, pubblicata sul Financial Times, è arrivata dopo che il segretario di Stato per l'Irlanda del Nord, Brandon Lewis, il mese scorso aveva detto ai parlamentari che la proposta avrebbe consentito al governo di infrangere il diritto internazionale in «modo limitato e specifico».

La comunicazione è firmata da Justin Welby, arcivescovo di Canterbury; Stephen Cottrell, arcivescovo di York; Mark Strange, primus della chiesa episcopale scozzese; John Davies, arcivescovo del Galles; e John McDowell, arcivescovo di Armagh.

Hanno «compiuto il raro passo di scrivere insieme perché le decisioni attuate in questo disegno di legge influenzeranno profondamente il futuro dei nostri paesi e le relazioni tra loro», recita il loro testo.

 

 

 

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