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Un tour del Piemonte per la sicurezza stradale

L’ultracycler Paola Gianotti  ha percorso 1500 km in una settimana per sensibilizzare ognuno di noi al rispetto dei ciclisti

Si è concluso sabato 18 luglio con il ritorno a casa, a Ivrea, il tour del Piemonte di Paola Gianotti, ultracycler già detentrice di ben tre Guinness World Record, tra i quali quello di donna più veloce a percorrere il globo in sella a una bicicletta. Un tour finalizzato alla sensibilizzazione sulla sicurezza dei ciclisti, operazione che vede Paola impegnata già da qualche anno, anche in abbinamento al Giro d’Italia. Alcune cifre sono utili a descrivere la portata di questo giro piemontese: 1500 i km percorsi, 80 i comuni toccati, 500 i cartelli apposti recanti l’invito all’attenzione nei confronti dei ciclisti. E soprattutto l’emozione della prima sfida post-lockdown, durante il quale Paola si era comunque impegnata in lunghe pedalate casalinghe in sella alla sua cyclette. «La sensazione più bella del ritorno alle pedalate in strada - racconta Gianotti - è stata quella di sentire il vento in faccia. Pedalare in strada è certamente diverso che farlo in casa com’è accaduto durante il lockdown. Per me è stata una grande emozione percorrere le strade del Piemonte e ricevere un’accoglienza tanto calorosa in tutte le località in cui sono passata».

Paola aveva inaugurato il tour l’11 luglio con la partenza da Macugnaga (VCO): ha poi attraversato il Verbano-Cusio-Ossola, il novarese e alcune strade molto significative per la storia del ciclismo, come quelle dell’alessandrino, legate alla figura di Fausto Coppi, e il Colle Fauniera, dove ha ricordato Marco Pantani ai piedi del suo monumento. E poi il biellese, l’astigiano e il torinese, con un passaggio anche a Pinerolo, per chiudere con l’ultima tappa Santhià-Ivrea che l’ha riportata a casa. «L’accoglienza è stata splendida ovunque, direi anche oltre le aspettative. Un aspetto molto importante è stata la presenza in quasi tutti i comuni dell’intera amministrazione comunale, segno tangibile dell'impegno e del rispetto nei confronti del ciclista che attraversa le loro strade».

Scopo principale dell’impresa era la sensibilizzazione sulla sicurezza stradale dei ciclisti. Un concetto che si concretizza su almeno due piani: la cultura del rispetto da parte degli automobilisti da un lato, la creazione di infrastrutture dedicate dall’altro. «Sotto l’aspetto culturale credo che si stia andando nella direzione giusta: dopo il lockdown in molti hanno voluto riprendere la bici, anche tra chi magari non la utilizzava da tempo e questo ci dice che c’è voglia di una mobilità diversa, più salutare ed ecologica. Sul versante delle infrastrutture siamo ancora abbastanza indietro rispetto ad altri paesi che hanno investito molto in questo settore, anche se durante il giro ho avuto modo di percorrere strade a bassissimo scorrimento di traffico che potrebbero essere dedicate, a costo zero, alle biciclette, permettendo così il collegamento tra località stimolando una mobilità più sostenibile».

Paola è partita con due amici, l’ex campione del mondo Maurizio Fondriest e Maurizio Cavorso, rappresentante per la sicurezza dell'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI), e padre di Tommaso, ucciso a 13 anni da un'auto nel 2010 mentre si stava allenando. Un mini-team che si è però arricchito ad ogni tappa da numerosi ed entusiasti partecipanti. «Questo è stato un altro motivo di grande soddisfazione», spiega Paola. «A ogni tappa sono state molte le persone che si sono aggregate alla nostra carovana. Alcuni sindaci hanno pedalato con noi alcuni tratti di percorso e molte squadre ciclistiche o gruppi di semplici amatori hanno rimpolpato il gruppo dando ulteriore forza al progetto»

Alla fine di questo entusiasmante giro del Piemonte, la mente di Paola corre già al futuro, alla ricerca di nuove imprese sempre nel segno della sicurezza dei ciclisti, le cui morti in strada si attestano sulla media di una ogni 35 ore. «Visto il successo del giro piemontese - spiega Paola - e le richieste che ci arrivano un po’ da tutta italia, ho deciso di riproporre il tour in tutte le regioni italiane entro i prossimi due anni. Si tratta di un progetto ambizioso e impegnativo che si prefigge lo scopo di promuovere la cultura del rispetto per i ciclisti nell’ottica di una pacifica convivenza tra utenti diversi sulle bellissime strade italiane».

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