Incarcerata «per giornalismo» Attalah è libera
18 maggio 2020
Rilasciata su cauzione la giornalista egiziana Lina Attalah (scomoda al regime), direttrice della testata Mada Masr
È stata rilasciata su cauzione Lina Attalah, la direttrice della testata d’informazione egiziana indipendente Mada Masr. A darne annuncio ufficiale ieri nel tardo pomeriggio la stessa testata su Twitter.
«Il rilascio è stato disposto dalla procura di Maadi – dove la cronista era tenuta in stato di fermo – su cauzione con il pagamento di 2.000 sterline egiziane, pari a 117 euro», ha ricordato ieri sera alle 20 la giornalista Antonella Napoli sul sito italiano per la libertà d’informazione Articolo 21.
Una bella notizia ma «insufficiente» ha immediatamente chiosato Salvo Palazzotto (presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni) come riportato dall’agenzia Ansa: «Ogni legittimo dissenso contro il regime non può essere silenziato con un arresto. Vogliamo anche notizie sullo stato di salute di Patrick Zaki e la sua liberazione», ha concluso Palazzotto.
La giovane giornalista era stata arrestata nella tarda mattinata di ieri mentre stava intervistando fuori dal carcere di massima sicurezza di Tora la madre di Alaa Abdel Fattah, un attivista molto noto e condannato a cinque anni di reclusione per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata.
«Era solo questione di tempo – ricorda ancora Antonella Napoli –. Alla fine Lina Attalah, direttrice del sito indipendente d’informazione Mada Masr – ormai l’unica voce critica in Egitto – è stata nuovamente arrestata. Le forze di sicurezza hanno fermato la giornalista davanti al carcere di Tora, alla periferia del Cairo, dove stava intervistando Laila Soueif, la madre dell’attivista per la democrazia Alaa Abdel-Fattah che si trova nella famigerata prigione della capitale egiziana. Lo scorso novembre, le forze di sicurezza avevano fatto irruzione nella sede di Mada Masr e trattenuto per alcune ore tre membri della redazione: i giornalisti Rana Mahmoud e Mohamed Hamama e la stessa direttrice. La Attalah – conclude Napoli – paga per aver realizzato un’inchiesta sul figlio del presidente Abdel Fattah al Sisi. Era stata la prima a dare la notizia del cambio di mansione di Mahmoud al-Sisi dal ruolo di vertice del Gis, il servizio di controspionaggio interno, a funzionario diplomatico a Mosca. Un articolo sgradito all’ex generale, così come lo è la linea editoriale del sito d’informazione, che non ha mai risparmiato critiche al proprio governo».