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Case di riposo valdesi nel Pinerolese: situazione, al momento, sotto controllo

Intervista a Manuela Rivoira, direttrice della Diaconia valli, e a Elena Boggio, direttrice dell’Asilo valdese per persone anziane di Luserna San Giovanni

Il direttore regionale dell’Oms Europa, Hans Kluge, in una conferenza stampa, ha affermato che «quasi la metà delle persone morte per Covid-19 in Europa era residente nelle case di cura». Anche nel nord Italia il virus sta creando dei seri problemi nelle case di riposo per le persone anziane, che sono ovviamente le più fragili e vulnerabili. Nelle valli valdesi sono molte le strutture che si adoperano nell’accogliere gli anziani e molte sono gestite dalla Diaconia valli, emanazione dalla Commissione Sinodale per la Diaconia. 

«La situazione al momento – ci spiega Manuela Silvia Rivoira, direttrice della Diaconia valli – è assolutamente tranquilla. Fra tutte le strutture (Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni, Casa delle Diaconesse di Torre Pellice, Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone e Uliveto a Luserna San Giovanni, quest’ultima riservata alle persone disabili) abbiamo avuto soltanto un caso al Rifugio diverse settimane fa, ricoverato e poi deceduto all’ospedale Agnelli di Pinerolo. In quest’occasione devo dire che siamo stati seguiti in modo impeccabile dal servizio di igiene pubblica». Proprio al Rifugio è stata creata una sorta di “zona rossa” riservata agli ospiti con sintomi sospetti e qui il personale entra con tutti i dispositivi di protezione individuale adeguati. «Abbiamo fatto un grande investimento anche in termini economici per poter dotare gli operatori di tutti gli strumenti adeguati. Il loro comportamento è stato encomiabile vista la situazione molto difficile e grazie a un decreto è stato possibile offrire la possibilità a figure professionali diverse (come le educatrici) di reimpiegarsi all’interno delle strutture facendo assistenza. La risposta è stata positiva, dal momento che i servizi in cui erano coinvolte le educatrici è al momento sospeso. Inoltre tutti quanti sono stati disponibili a rientrare al lavoro se necessario». 

«Al momento – ci spiega Elena Boggio, direttrice dell’Asilo valdese per persone anziane di Luserna San Giovanni – non abbiamo casi positivi. E neppure ne abbiamo avuti nelle settimane precedenti. Essendo consapevoli di essere una struttura a rischio come tutte le case di riposo, dove ci sono molte persone ospitate, che lavorano e che vengono dall’esterno (parenti, professionisti, fornitori ecc.) abbiamo deciso fin dall’inizio dell’emergenza di chiudere l’Asilo; questo ci costa molto, costa molto anche ai parenti e agli ospiti ma sul lungo periodo è la soluzione migliore in quanto riduce i vettori che potenzialmente potrebbero infettare tutta la struttura». Situazione che invece si è verificata o ha rischiato di verificarsi in molte altre opere nel nord Italia. Le scelte operate hanno però portato a ridurre i posti letto e quindi ci sarà una sofferenza nel prossimo bilancio. «Abbiamo dedicato un nucleo ai sospetti Covid-19. Anche con sintomi lievi, probabilmente dovuti ad altre patologie, le persone venivano poste in isolamento e seguite da personale che si occupava solo di questo nucleo. Nessuno si è poi sviluppato in caso positivo e lentamente il settore si sta svuotando». Una parola sul personale. «Tutto il personale si è dimostrato maturo, consapevole, responsabile e legato al posto di lavoro comportandosi al meglio; questo è un valore aggiunto che ci ha reso più facile gestire l’emergenza».

La fase due sarà ancora molto complessa, essendo strutture molto fragili, e ci sarà la necessità di interventi esterni, a livello economico, per coprire le numerose spese sostenute in questi e nei mesi futuri. Come dovrà accadere anche per tutte le attività lavorative colpite direttamente o indirettamente dalla pandemia.

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