Covid. Per una risposta inclusiva della disabilità
23 aprile 2020
In tempo di Covid-19 le persone con disabilità sono le più vulnerabili. Riportiamo una riflessione pubblicata oggi sul sito del Cec
Testo a cura di Syovata Shalon Kilonzo responsabile della comunicazione del Cec con sede a Nairobi, in Kenya.
Le persone con disabilità possono essere tra le più vulnerabili in tempi di Covid-19. Eppure, in questa situazione così difficile stanno dimostrando, come sempre, una grande capacità di risposta alla difficoltà e di grande saggezza.
Da quando l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato il Covid-19 una pandemia lo scorso marzo, ha immediatamente ricordato quanto le persone disabili siano tra le più vulnerabili, se sopraggiunge la malattia.
«Le persone con disabilità sono le più esposte al virus a causa degli ambienti in cui spesso sono costrette a vivere; talvolta per la mancanza di informazioni adeguate o per via delle condizioni di salute preesistenti, che ne possono determinare un’immunità inferiore», ha rilevato Anjeline Okola, coordinatore della Rete a sostegno della disabilità del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
In periodo di Covid-19 le persone con disabilità sono esposte a molte barriere. E molte di queste barriere non permettono di poter curare l’igiene personale di base in modo adeguato, come un semplice lavaggio delle mani, ad esempio. Molte persone non possono mettere in atto le distanze di sicurezza poiché hanno bisogno del sostegno di altre persone. Altre ancora, devono poter toccare le cose, gli oggetti, per ottenere informazioni dall’ambiente che le circonda.
La maggior parte delle persone con disabilità, infatti, ha segnalato alcune criticità, come la difficoltà a poter accedere alle informazioni. Sia quelle relative alla sanità pubblica, sia all’assistenza domestica, nel caso di interruzioni di servizi per loro essenziali.
Per gestire questa situazione molti esperti, leader religiosi e politici, hanno chiesto più responsabilità individuali e collettive.
«Come ministro di culto portatore di disabilità ho dovuto ridurre le ore di servizi pastorali occupandomi solo di coloro che come me presentano problemi, un modo per tutelare anche me stesso» ha detto Chileshe Chepela, persona con disabilità e pastore della congregazione di Mpongwe, della United Church of Zambia.
Molti paesi hanno chiuso i loro confini e sono attualmente in fase di blocco parziale o totale nel tentativo di fermare la diffusione della pandemia.
La società civile e le organizzazioni religiose hanno intensificato le attività di sensibilizzazione e di sostegno alle persone più vulnerabili attraverso misure preventive e di gestione delle criticità.
Molte chiese, ad esempio, hanno ideato nuovi modi per offrire accompagnamento alle persone con disabilità: la chiesa Holmlia di Oslo, in Norvegia, ha organizzato visite a domicilio ai membri di chiesa incoraggiandoli e dando loro molta speranza. «In occasione di queste visite si cantano inni e si chiacchiera, anche di fede» spiega Torril Edoy, il coordinatore regionale della Rete della disabilità del Cec in Europa, che ha sede a Oslo .
La risposta di ogni chiesa è non lasciare indietro nessuno.
«I cristiani, sull’esempio di Cristo, sono chiamati ad amarsi proprio come Cristo ha amato noi. Siamo chiamati a condividere le giuste informazioni sul virus con le persone disabili, a raggiungerle tutte, sia all’interno delle nostre comunità sia fuori; siamo chiamati a offrire il nostro dono dell’amicizia in questo periodo di pandemia», afferma ancora Okola.
Per supportare le chiese in questa risposta inclusiva l’Act -Alliance ha sviluppato alcune Linee Guida sottolineando quanto sia importante identificare le persone con disabilità nelle regioni colpite dal virus per poterle raggiungere e fornire loro informazioni attraverso diversi formati: audio, video, dunque strumenti di “facile lettura”.
In secondo luogo, Act ha chiesto alle chiese di collaborare con medici, infermieri, personale sanitario, per garantire l’inclusione delle persone con disabilità nel reperimento di attrezzature mediche di protezione e necessarie per le cure.
Infine, le linee guida esortano le chiese a includere le persone disabili tra i rappresentanti delle iniziative attuate in risposta all’emergenza.