In Francia si va verso una riapertura dei luoghi di culto a metà giugno
22 aprile 2020
Incontro ieri sera fra il presidente Macron e i responsabili delle religioni in Francia. Distanziamenti e sicurezza le priorità
Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha incontrato in maniera virtuale i rappresentanti dei culti. Il presidente si è dimostrato cauto sulla possibilità di riaprire i luoghi di culto nelle prossime settimane, evocando un periodo di osservazione fino a «metà giugno». No dunque alla riapertura dall’11 maggio, data in cui la Francia farà ripartire alcune attività, fra cui le scuole, con modalità allo studio proprio in queste ore.
La riapertura dei luoghi di culto, « sarà dunque probabilmente rinviata al mese di giugno anziché immediatamente, e ancora, sarà necessario conoscere le condizioni molto specifiche della sicurezza sanitaria», ha dichiarato il presidente della Federazione protestante di Francia François Clavairoly.
«Non apriremo i nostri luoghi di culto se non siamo sicuri che non ci siano rischi e il presidente ci ha detto che non sarebbe stato prima di metà giugno», ha confermato il gran Rabbino di Francia Haïm Korsia. Per Emmanuel Macron, «sarebbe ridicolo correre il rischio di aprirsi e di chiudere in seguito. Non abbiamo idea di quali saranno le conseguenze del deconfinamento», ha aggiunto il gran Rabbino.
In qualunque caso sarà una riapertura contingentata, con rispetto delle distanze è stato precisato.
Per l’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale di Francia, «sarà una riapertura estremamente progressiva. Riteniamo che la tendenza generale sia quella di stare molto attenti, soprattutto in tutto ciò che potrebbe essere un miscuglio di persone provenienti da diverse regioni».
I partecipanti si sono anche scambiati opinioni sui temi della salute - rendendo omaggio agli staff medici, ospedalieri, di assistenza - e anche alla solidarietà registrata in queste settimane - affrontando la questione degli anziani, dei più poveri, dei privi di documenti, dei prigionieri.
È stata anche discussa la questione del "dopo", della "resilienza" della società francese e di come «conservare la memoria» di questa crisi.
Erano presenti, tra gli altri, i rappresentanti dei culti musulmani, buddisti e ortodossi, la Federazione nazionale del libero pensiero, il comitato per la laicità della Repubblica e, dal lato del governo, il ministro dell'Interno Christophe Castaner.