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I Testimoni di Geova in Russia, storia di fede e repressione

Settant’anni di lotta per la libertà religiosa. Da Stalin a Putin una lunga carrellata di soprusi

1887-1987: Inizi e sviluppi. Stalinismo e deportazioni. Perestrojka 

Nel 1887 La Torre di Guardia, rivista ufficiale dei Testimoni di Geova, era inviata in abbonamento in alcune parti della Russia, sebbene le attività vere e proprie della confessione religiosa avessero inizio solo nel 1904. Un notevole impulso si ebbe nel 1911. Tuttavia, fino al 1939 i Testimoni furono praticamente ignorati dal governo sovietico. 

Durante e dopo la seconda guerra mondiale, l’opera in Unione Sovietica era svolta in circostanze molto difficili. Nel giugno del 1947 trenta testimoni di Geova furono arrestati e alcuni furono condannati a morte, anche se le loro condanne furono poi commutate in 25 anni di detenzione nei campi di prigionia. Le accuse erano molto simili a quelle addotte dal regime nazista in Germania: rifiuto del servizio militare, attività di stampa clandestina e rifiuto di iscrivere i giovani figli alle organizzazioni giovanili comuniste. 

In un rapporto della filiale polacca alla sede mondiale, datata 10 aprile 1947, si leggeva: “I capi religiosi spaventano i fedeli dicendo che se accettano un numero della Torre di Guardia o un volantino dei testimoni di Geova li attendono dieci anni di esilio e lavori forzati”. La nota confermava sia la forte opposizione del governo, che il profitto che ne traeva la Chiesa Ortodossa. 

Nell’agosto 1949 fu presentata domanda per il riconoscimento, senza successo. Mentre l’opera proseguiva in semiclandestinità, il numero dei Testimoni era in costante crescita. 

La situazione era invisa al governo moscovita, in particolare al Ministero per la sicurezza dello Stato. [MGB, in seguito KGB] Con un memorandum del 19 febbraio 1951 fu comunicato a Iosif Stalin, allora Segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica: “Per sopprimere definitivamente ogni attività antisovietica dei geovisti che operano in clandestinità, il MGB dell’URSS ritiene necessario confinare nelle oblast’ di Irkutsk e Tomsk i geovisti e le loro famiglie”. Poiché era nota l’identità di buona parte dei Testimoni, fu chiesta l’autorizzazione di deportarne in Siberia circa novemila, da sei diverse repubbliche dell’Unione. Autorizzazione che fu prontamente accordata. 

L’8 aprile del 1951, oltre seimila Testimoni dell’Ucraina furono stipati in vagoni merci e trasferiti in Siberia, con una procedura che ricorda quella degli ebrei della Germania nel novembre 1938. Oltre che l’Ucraina, la deportazione interessò Moldavia, Bielorussia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Circa 9.500 unità, secondo il programma del MGB. Lo scopo era quello di isolare i Testimoni dalla Società sovietica, concentrandoli in un luogo nel quale non avrebbero potuto operare conversioni. 

Con riferimento a quelle detenzioni, significativo è il racconto di Aleksàndr Solzenicyn, a proposito di una rivolta avvenuta nel 1953 nel gulag di Kengir: “I Testimoni di Geova, ligi alle loro regole di vita, si erano rifiutati di prendere le armi in pugno, di lavorare alle fortificazioni, di fare la guardia. Sedevano a lungo, le teste ravvicinate, in silenzio. (Vennero adibiti a lavare le stoviglie)” – Arcipelago Gulag, Mondadori, Milano, 1978. 

Paradossalmente accusati di comunismo in America e di anticomunismo in Unione Sovietica, oltre che per il pacifismo, i Testimoni di Geova erano noti, soprattutto, per una chiara posizione di neutralità politica e militare. 

All’inizio del 1957 le autorità intrapresero un’altra forte campagna repressiva. 

Nel corso di un processo, il giudice accusò una coppia di Testimoni che la Bibbia e le pubblicazioni loro confiscate erano ‘antisovietiche’. Chiese dove avevano conosciuto i testimoni di Geova. Alla risposta: “Nel campo di lavoro di Vorkuta”, l’accesa replica del magistrato fu: ‘Ecco cosa succede nei nostri gulag!’. La deportazione aveva contribuito alla conversione. Ovviamente, entrambi gli imputati furono condannati: dieci anni in un campo di lavoro correttivo. 

Durante gli anni 1983 e 1984 nell’Ucraina orientale ebbe luogo una serie di processi collettivi. Molti Testimoni ricevettero condanne che andavano dai quattro ai cinque anni di carcere. I direttori d’alcune carceri trasferirono i Testimoni reclusi in manicomi comuni, nella speranza che si ammalassero mentalmente. 

La perestrojka, annunciata nel 1985, non diede subito i risultati sperati. In alcune regioni, i Testimoni erano ancora condannati e imprigionati come in precedenza. Tuttavia, nel 1987 le autorità cominciarono a rilasciare i primi detenuti. 

1988-2014: Riconoscimento e incremento dell’opera libera 

Nel 1988 le autorità emisero qualche timido segnale di apertura, a garanzia delle libertà di riunione e di stampa. Alla fine del 1990 gli organi giudiziari prosciolsero alcuni Testimoni, restituendo loro diritti e privilegi. 

Il 28 febbraio 1991 l’organizzazione religiosa dei testimoni di Geova fu ufficialmente registrata in Ucraina: il primo riconoscimento nel territorio dell’URSS. Dopo oltre 50 anni di bando e persecuzioni, i Testimoni di Geova avevano ottenuto la libertà religiosa. Nel 1991, alla fine dell’Unione Sovietica, nel paese si contavano circa 16mila Testimoni, su una popolazione di oltre 150 milioni di persone: circa un Testimone ogni 9.400 abitanti. 

Nel 2014 il numero crebbe a oltre 170mila unità, su una popolazione di circa 144 milioni: circa un Testimone ogni 850 abitanti. La Commemorazione annuale della morte di Cristo registrò quell’anno oltre 292mila presenti: una densità di uno su 493. 

Storia recente:
2013-2015. Blocco del sito Internet JW.ORG 

Comunicato di Agenzia: “SAN PIETROBURGO (Russia). Il 21 luglio 2015 la Federazione Russa ha bloccato jw.org, il sito ufficiale dei Testimoni di Geova, rendendo un reato penale pubblicizzare il sito all’interno della federazione. La Russia è il solo paese al mondo ad aver vietato il sito jw.org”. 

Il blocco del sito fu la definitiva conclusione di una battaglia legale iniziata nel 2013. Il 7 agosto di quell’anno, nel corso di un processo non aperto al pubblico, un tribunale distrettuale russo aveva dichiarato “estremista” il sito. La sentenza fu ribaltata da un tribunale regionale il 22 gennaio 2014. Tuttavia, un viceprocuratore generale della Federazione Russa si appellò alla Corte Suprema perché fosse ripristinata la sentenza di primo grado. Il 2 dicembre 2014 la Corte tenne l’udienza d’appello senza che i Testimoni fossero presenti per difendersi, poiché non era stata loro notificata la citazione. La Corte Suprema ripristinò la sentenza di primo grado dichiarando “estremista” l’intero sito, anche se ammise che tra i suoi contenuti non è più presente materiale vietato dalle autorità russe. I Testimoni contestarono la sentenza appellandosi, ma senza ottenere alcun risultato. Il 21 luglio 2015 il Ministero della Giustizia della Federazione Russa inserì il sito nell’elenco federale di materiale estremista.

Da allora, è stato bloccato in tutta la Russia; oscurato a circa 285mila utenti che vi accedevano ogni giorno. Molti di più di quelli che allora erano i testimoni di Geova, secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili: 171.828. 

Il parere degli esperti sul blocco del sito 

Ekaterina Elbakyan, esperta in materia di studi religiosi e docente presso l’Accademia del Lavoro e delle Relazioni Sociali di Mosca, ha detto a proposito di jw.org: “Penso che il sito sia necessario in quanto contiene informazioni oggettive provenienti direttamente dai Testimoni di Geova sulla loro organizzazione e non da altre fonti. [...] Il sito non interessa solo ai Testimoni, ma anche a coloro che vogliono semplicemente sapere di più sulle religioni in generale. E non mi riferisco solo a studiosi di religione come me, ma anche a giornalisti e addetti alle pubbliche relazioni che scrivono a proposito di religione”. 

Lev Levinson, un esperto dell’Istituto sui diritti umani di Mosca, fa luce sul contesto storico di questa azione del governo: “Nella Russia del XXI secolo vige una costituzione che garantisce il diritto alla libertà di religione e all’uguaglianza delle associazioni religiose. Come nel XIX secolo, però, la Russia sta limitando ancora una volta la libertà di esprimere le proprie convinzioni religiose, e lo fa attraverso la confisca di pubblicazioni e il blocco di siti web. E tutto questo avviene per mano di giudici ed esperti che applicano norme illecite col pretesto di combattere l’estremismo”. 

2015. I primi processi per “estremismo” 

Lunedì 30 novembre 2015, il giudice della Corte della città di Taganrog, Russia, emise il verdetto riguardante il processo penale a carico dei sedici Testimoni di Geova citati in giudizio semplicemente per il fatto di avere praticato la propria fede religiosa. Tutti gli indagati erano accusati di aver organizzato ed esercitato “attività estremiste”, contrarie alla normativa russa vigente. Quattro degli imputati furono condannati a cinque anni e mezzo di prigione, pur se con la condanna sospesa, e a una multa di 100mila rubli per ciascuno. Gli altri dodici condannati a un’ammenda che andava dai 20mila ai 70mila rubli. L’età degli imputati oscillava dai 21 anni, il più giovane, ai 71 anni, il più anziano. 

2016-2018. Revoca del riconoscimento e confisca delle proprietà 

Il 2 marzo 2016 l’Ufficio del Procuratore Generale della Federazione Russa emise una diffida formale contro il centro amministrativo dei Testimoni di Geova in Russia per presunte “attività estremiste”; atto che avrebbe potuto portare alla proscrizione del culto dei Testimoni di Geova in tutta la Russia, con la conseguente confisca delle proprietà da parte dello Stato. 

Dopo una serie di processi e d’istanze di appello, divenne esecutiva la sentenza del 20 aprile 2017, promulgata dalla Corte Suprema russa, che sanciva la condanna di “estremismo” e la conseguente revoca del riconoscimento giuridico della confessione dei Testimoni di Geova in Russia. 

Giovedì 3 maggio 2018 il Tribunale di San Pietroburgo convalidò la sentenza summenzionata e la confisca degli edifici siti a Solnečnoe, sede della filiale dei Testimoni di Geova in Russia. 

Le conseguenti ripercussioni contro i singoli fedeli non si fecero attendere. 

Dalla revoca del riconoscimento a oggi. 

2018-2019. Colpite le persone. Arresti e condanne 

Da che sono riuscite a liquidare gli enti legali dei Testimoni di Geova e a confiscare le loro proprietà, le autorità russe hanno indirizzato i loro obiettivi contro le persone e le loro attività. In diverse città della Russia la polizia ha fatto irruzione nelle case dei Testimoni, arrestando giovani e anziani per interrogarli. Ancor prima, avevano intentato almeno dieci cause penali a carico di altrettanti Testimoni. Fra essi Dennis Christensen, cittadino danese di 46 anni che vive in Russia da 19 anni, posto in custodia cautelare il 25 maggio 2017. Un altro Testimone, il 69enne Arkadya Akopyan, è stato processato nella Repubblica di Kabardino-Balkaria. Il 14 settembre 2018, 25 testimoni di Geova si trovavano in custodia cautelare; contro altri 50 erano in corso procedimenti penali che potevano comportare condanne fino a 10 anni di reclusione, solo per avere frequentato riunioni di studio biblico. 

A proposito di Dennis Christensen, il 6 febbraio 2019 il Tribunale di Oryol, 320 chilometri a Sud di Mosca, ha infine emanato la condanna a sei anni di reclusione, motivandola con “L’appartenenza alla comunità religiosa dei Testimoni di Geova”. (La Stampa, 7 febbraio 2019, Giuseppe Agliasto, “Una sentenza liberticida”) 

Oltre a queste sproporzionate azioni di repressione “legalizzata”, lo Stato potrebbe sequestrare i figli dei testimoni di Geova per “risocializzarli”. Il 14 novembre 2017 il Plenum della Corte Suprema della Federazione Russa ha stabilito, con la risoluzione n. 44, che si può essere “privati della patria potestà da parte di un tribunale” se si coinvolgono i propri figli in un’organizzazione religiosa vietata come “estremista”. 

Da tre anni a questa parte, i testimoni di Geova in Russia non possono più riunirsi liberamente per leggere e studiare la Bibbia, senza incorrere nell’arresto e in conseguenze penali. Devono incontrarsi clandestinamente, come ai tempi dello stalinismo e dell’era sovietica.

Pronunce internazionali 

A poco più di due anni dalla sentenza dell’aprile 2017, con la quale – nonostante la condanna di tutti i principali organismi internazionali, fra cui l’UE e l’ONU – un tribunale russo ha etichettato i Testimoni di Geova come un’“organizzazione estremista”, è giunta un’importantissima pronuncia contro la Russia. 

Il 29 maggio 2019 il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha condannato categoricamente gli arresti ai danni dei Testimoni di Geova e chiesto alla Federazione Russa l’immediato rilascio dei fedeli illegittimamentedetenuti. Il caso ha riguardato Dmitry Mikhaylov, di Shuya. (Regione di Ivanovo) Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite ha classificato il suo arresto come ‘manifestazione di discriminazione religiosa’. Il documento rileva inoltre che le conclusioni contenute “riguardano tutti coloro che si trovano in circostanze simili a quelle del signor Mikhailov - Paragrafo 77”. (The Washington Post, 6 giugno 2019, “Putin promuove il cristianesimo. Allora perché la Russia sta perseguitando i cristiani?”). (Si veda collegamento ipertestuale in calce) 

2020. Recrudescenza della proscrizione. Torture 

Il 6 febbraio 2020 in una colonia penale a Orenburg, cinque testimoni di Geova, Aleksej Budenčuk, Gennadij German, Roman Gridasov, Feliks Machammadiev e Aleksej Mireckij, sono stati picchiati selvaggiamente con dei manganelli dalle guardie carcerarie. Feliks Machammadiev è stato ricoverato in ospedale dopo aver riportato una frattura a una costola, una perforazione polmonare e un trauma renale. Aleksej Budenčuk, Gennadij German, Roman Gridasov, e Aleksej Mireckij sono stati trasferiti in celle di rigore sulla base di accuse assurde e fittizie. 

Nella tarda serata del 10 febbraio 2020 agenti di polizia hanno sequestrato e portato in un bosco il Testimone Vadim Kucenko, dove lo hanno torturato per cercare di ottenere da lui informazioni riguardo ad altri confratelli. Gli agenti l’hanno ripetutamente picchiato e sottoposto a scariche elettriche sul ventre e sulla gamba. Resisi conto che il sequestrato non avrebbe rivelato alcuna informazione, gli agenti l’hanno condotto al posto di polizia per proseguire l’interrogatorio. Vadim Kucenko è ora sotto custodia. A breve il Tribunale distrettuale Ingodinskij deciderà quali restrizioni imporgli. 

Secondo fonti autorevoli, a oggi, oltre 300 Testimoni sarebbero sotto processo per estremismo, 163 già agli arresti, di cui alcuni condannati da tre a sei anni; 200, fra i 18 e gli 89 anni, inseriti nell’elenco dei sospettati. Alcuni sarebbero stati picchiati selvaggiamente e torturati. Agli arresti si aggiungono le perquisizioni in circa 900 abitazioni, da parte di agenti armati e incappucciati, licenziamenti e revoche della pensione. (Ansa - Roma, 2020-03-14) 

Perché? 

Esperti internazionali hanno osservato che la Chiesa Ortodossa Russa e il governo si sono alleati per eliminare tutto quello che è percepito come antagonista. Di conseguenza, i Testimoni di Geova in Russia sono considerati una presenza “pericolosa” a causa del loro successo nell’opera di proselitismo. Dopo aver varato nel 2016 una discutibile legge che consente di bollare come “estremista” tutto ciò che contraddice gli insegnamenti delle religioni tradizionali, è stata messa in atto una persecuzione “legalizzata”. I Testimoni di Geova sono, finora, l’unica religione cui sia stata applicata la legge sull’estremismo. Centinaia di migliaia di persone pacifiche si trovano così a subire violenze, umiliazioni e torture nonostante gli appelli dell’ONU, dell’UE e altri organismi internazionali per la difesa dei diritti umani”. (Ibidem, c.s.) 

Documentata l’ingerenza della Chiesa Ortodossa Russa 

La sitografia che segue documenta la perniciosa ingerenza della Chiesa ortodossa nella persecuzione che sta coinvolgendo i Testimoni di Geova in Russia. 

Agenzia NEV, nev.it, Agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Testimoni di Geova, la chiesa ortodossa russa si schiera a favore del bando, Notizie evangeliche, 4 maggio 2017; 

AsiaNews.it, L’ortodossia russa contro i Testimoni di Geova, Vladimiro Rozanskij, 4 maggio 2017 e 26 novembre 2019

Confronti, La Russia bandisce i Testimoni dio Geova perché “estremisti”, Raffaella Di Marzio, 26 aprile 2017

Fonte delle informazioni, oltre alle citazioni presenti nel testo: Annuario dei Testimoni di Geova 2008 (il cui testo è disponibile per la consultazione su richiesta) e sito JW.ORG>SALA STAMPA>Sviluppi legali e diritti umani. 

Interesse geografico: