Difficile garantire cure sanitarie ai bambini palestinesi
28 febbraio 2020
L’allarme sarà lanciato dalla Federazione luterana mondiale in occasione della 43a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite
Assistenza sanitaria insufficiente, accesso limitato a cure specializzate, controlli di sicurezza che ritardano il trattamento o ostacolano l’accompagnamento di un genitore: sono alcune delle sfide che i bambini palestinesi affrontano per accedere ai servizi sanitari.
In un evento a latere della 43a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che si tiene a Ginevra dal 24 febbraio al 20 marzo, la Federazione luterana mondiale (Flm), insieme a Medici del mondo (Mdm) e alla Ong Medici per i diritti umani in Israele (PHRI), ha lanciato l’allarme sulla necessità di garantire l’assistenza sanitaria ai bambini di Gaza.
L’accesso all’assistenza sanitaria a Gaza e nei territori palestinesi è estremamente difficile, afferma il coordinatore di Medici del mondo a Gerusalemme. L’organizzazione mondiale è tra l’altro specializzata nella salute materna e infantile. Secondo le statistiche dell’organizzazione, il sistema sanitario di Gaza versa in uno stato di miseria: solo il 40% degli stipendi del personale viene pagato, il 52% dei farmaci vitali è costantemente esaurito. I medici qualificati sono rari e oberati di lavoro, l’ospedale opera in gran parte con personale volontario.
Secondo Mdm, vi è un forte bisogno di rinviare le cure al di fuori di Gaza. Nel 2019, il numero di pazienti indirizzati fuori Gaza è stato di 16.000, con un aumento del 30%. Un paziente su quattro è un bambino che necessita di cure specialistiche, come ad esempio patologie cardiache o cancro. Dopo aver ottenuto i documenti necessari per il trattamento, i controlli di sicurezza e i permessi per lasciare effettivamente Gaza e andare a Gerusalemme tendono a ritardare il trattamento, con una media di 3 mesi tra il rinvio e l’inizio del trattamento.
Il caso di una bambina di 3 anni ha fatto notizia a livello internazionale: alla madre non era stato permesso di viaggiare e addirittura la bambina malata era stata classificata dalle autorità israeliane un rischio per la sicurezza. Il trattamento è stato ritardato di sei mesi.
La questione critica spesso non è solo il permesso di viaggio per un bambino malato, a volte in età infantile, ma anche per il genitore che lo accompagna. Nel 2017, solo il 44% delle domande è stato approvato. Dopo il patrocinio internazionale e l’introduzione di un’autorizzazione speciale, quel numero è salito al 79%. Ancora oggi, in un caso su cinque, il controllo di sicurezza israeliano non consente ai genitori di stare con i propri figli quando si sottopongono a radiazioni, chemioterapia o interventi chirurgici importanti.
La separazione dai genitori durante un periodo così critico è traumatizzante per i bambini: i bambini in allattamento devono essere bruscamente svezzati per viaggiare con un altro parente, i bambini più grandi reagiscono con ansia, rifiutano di mangiare, di parlare o di curarsi. I bambini che sono accompagnati da un genitore, al contrario, hanno maggiori possibilità di guarigione.
Insieme a Medici del mondo e Medici per i diritti umani in Israele, la Flm farà una dichiarazione al Consiglio per i diritti umani, invitando la comunità internazionale a garantire che: tutti i bambini con diagnosi di cancro ricevano cure senza attese; una volta diagnosticato un tumore, il bambino ottenga un permesso per un periodo iniziale di un anno per il trattamento attivo e un adeguato follow-up; tutti i bambini inviati per cure mediche al di fuori di Gaza siano accompagnati da almeno un genitore.
Da 70 anni, la Flm gestisce l’Ospedale Augusta Victoria sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme est. L’Augusta Victoria fa parte dell’East Hospital Network, sei centri medici specializzati che consentono ai palestinesi della Cisgiordania e di Gaza di accedere ai servizi sanitari altrimenti non disponibili. Specializzato in oncologia, nefrologia e diabete, l’Augusta Victoria copre un gap nel sistema sanitario palestinese. Il 30% dei malati di cancro accolti all’AVH proviene da Gaza. Ogni anno, l’ospedale riceve tra 80 e 90 nuovi casi di bambini malati di cancro.
Photo: Atta Jabr