I cittadini svizzeri hanno detto sì al reato di omofobia
10 febbraio 2020
Il referendum sull'estensione delle attuali norme sulle discriminazioni vede la netta vittoria di chi vuole aumentare le tutele. La posizione delle chiese riformate
I cittadini svizzeri chiamati a votare in referendum, hanno approvato l’estensione anche alla discriminazione in ragione dell’orientamento sessuale dell’attuale norma che già condanna l’odio religioso e razziale.
63% i voti a favore, 36,9% i contrari.
La Svizzera si schiera dunque contro l'omotransfobia. Il Consiglio federale e il Parlamento con questa norma hanno inteso rafforzare la legge antirazzismo così da impedire che una persona sia discriminata a causa dell’orientamento sessuale. La propaganda e l'incitamento all'odio per gli stessi motivi saranno ugualmente punibili. Tutte queste azioni saranno condannate se avverranno in pubblico, se intenzionali e se lesive della dignità umana.
I contrari hanno a più riprese affermato che la legge ridurrebbe la libertà di espressione dei cittadini favorendo invece la censura, oltre che a sostenere che le attuali basi legali già condannano la discriminazione e l’odio. Attualmente in realtà il diritto penale protegge contro le discriminazioni legate alla razza, alla religione e all’etnia.
La Chiesa evangelica riformata in Svizzera (Cers) si era apertamente schierata a favore dell’estensione della legge: l'articolo 10 della nuova costituzione della Cers sancisce il rifiuto di ogni sorta di discriminazione. «È in questo senso e in questo spirito - si legge sul sito della Cers- che l'Assemblea dei delegati di chiesa aveva già preso la decisione sostanziale nell'estate 2019 di combattere tutte le forme di discriminazione basate sull'orientamento sessuale. In questa occasione, l'Assemblea dei delegati ha approvato la seguente posizione del Consiglio: "Siamo voluti da Dio quando siamo creati. Non possiamo scegliere il nostro orientamento sessuale. Lo integriamo come espressione della nostra pienezza come creatura"».
Da queste premesse dunque la conseguenza: «La Cers respinge pertanto qualsiasi discriminazione delle persone basata sull’orientamento sessuale e appoggia l’estensione della legge in tal senso».
In Italia ancora manca una legge quadro sul tema dell’omofobia e delle discriminazioni sulla base degli orientamenti sessuali. Se ne parla da più di due decenni, la prima proposta fu presentata da Nichi Vendola il 24 ottobre 1996. Da allora una lunga serie di tentativi sempre affondati (di Franco Grillini e Anna Paola Concia due dei più noti). Per cui i riferimenti generici rimangono la legge Reale del 1975 sull’ordine pubblico e la legge Mancino del 1993 che condanna l’incitamento alla violenza e i discorsi d’odio fondati su caratteristiche quali la nazionalità, l’origine e la confessione religiosa. In commissione giustizia è approdata a ottobre una proposta di legge formulata dall’onorevole Alessandro Zan del Partito democratico. Vediamo se sarà la volta buona e il nostro paese potrà allinearsi a Francia, Regno Unito, Germania, per citarne solo alcuni. E da ieri anche alla Svizzera.