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Il Guardian rinuncia alla pubblicità delle ditte di combustibili fossili

La mossa, che segue gli sforzi della società per ridurre l'impronta di carbonio e aumentare le inchieste sull'emergenza climatica, è stata annunciata mercoledì scorso e sarà attuata con effetto immediato

Il Guardian, prestigioso quotidiano britannico, rinuncia agli introiti delle pubblicità di aziende produttrici di combustibili fossili. Una scelta coraggiosa, di campo.

Gli amministratori delegati della società che gestisce il Guardian, Anna Bateson e Hamish Nicklin, hanno affermato che la risposta al surriscaldamento globale è la «sfida più importante dei nostri tempi» e hanno messo in luce le stesse inchieste del Guardian realtive a come le attività di lobbying da parte delle compagnie energetiche abbiano danneggiato esplicitamente la causa ambientale.

I gruppi ambientalisti hanno a lungo sostenuto che le compagnie energetiche usano costose campagne pubblicitarie per "ripulire" le loro attività, pagando per pubblicizzare investimenti relativamente piccoli nelle energie rinnovabili e continuando a garantirsi la maggior parte delle loro entrate dall'estrazione di combustibili fossili. Gli ambientalisti hanno chiesto a più riprese che le agenzie di stampa rifiutino tale pubblicità, sebbene finora solo poche abbiano adottato questo approccio.

L'anno scorso, la caporedattrice, Katharine Viner, ha annunciato che il Guardian avrebbe adattato le sue linee guida per rappresentare al meglio la portata della sfida ambientale che la Terra deve affrontare, usando termini come "emergenza climatica" e "surriscaldamento globale" piuttosto che "cambiamento climatico" e "riscaldamento globale". A livello aziendale, la società ha sottolineato il proprio impegno a diventare a emissioni zero entro il 2030.

Bateson e Nicklin hanno dichiarato che il divieto potrebbe comportare un colpo finanziario per le casse della società. «Il modello di finanziamento del Guardian – come della maggior parte delle società di media di alta qualità - rimarrà precario nei prossimi anni. È vero che rifiutare alcune pubblicità potrebbe rendere le nostre vite un po' più difficili a breve termine. Tuttavia, riteniamo che la costruzione di un'organizzazione più significativa ed il mantenimento della sostenibilità finanziaria debbano andare di pari passo».

Alcuni lettori vorrebbero che la società rifiutasse la pubblicità di qualsiasi prodotto con un'impronta ecologica significativa, come automobili o vacanze, ma per il momento ciò non è finanziariamente sostenibile. «Fermare quelle pubblicità sarebbe un duro colpo finanziario e potrebbe costringerci a fare tagli significativi al giornalismo di Guardian e Observer in tutto il mondo», hanno detto gli amministratori.

La decisione di rifiutare il denaro pubblicitario delle aziende produttrici di combustibili fossili arriva in un momento difficile per l'industria dei media, con il consiglio del Guardian Media Group che avverte che quest'anno l'azienda sta affrontando forti ostacoli. La pubblicità rappresenta il 40% delle entrate GMG, il che significa che rimane un modo chiave per finanziare il giornalismo prodotto dai giornalisti Guardian e Observer in tutto il mondo.
 
Gli amministratori hanno aggiunto di sperare che i lettori continueranno a iscriversi come membri per sostenere il giornalismo del Guardian, ma che la pubblicità rimarrà una fonte chiave di finanziamento per gli anni a venire. Di conseguenza, la coppia ha affermato di sperare che la decisione di vietare la pubblicità dei combustibili fossili invogli altre società a investire invece con il Guardian.

«Riteniamo che molti marchi saranno d'accordo con la nostra posizione e, di conseguenza, potrebbero essere persuasi a scegliere di lavorare di più con noi. Il futuro della pubblicità sta nel costruire un rapporto di fiducia con i consumatori e nel dimostrare un reale impegno nei confronti dei valori e degli obiettivi».

L’organizzazione Greenpeace ha accolto con favore la decisione: «Altri media, organizzazioni artistiche e sportive devono ora seguire l'esempio e porre fine alla pubblicità e alla sponsorizzazione delle società di combustibili fossili».

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