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Una «saggezza guerriera per costruire la pace»

L’Interfaith Veterans’ Workgroup, organizzazione nata nell’ambito della Chiesa presbiteriana degli Usa per prevenire i suicidi fra i veterani, aiuta l’intera comunità a risanare la “ferita morale” della guerra

Fin dalla sua creazione nel 2015, l’organizzazione no-profit Interfaith Veterans’ Workgroup (Ivw) di Wilmington (Delaware) ha fornito supporto e assistenza, a livello interreligioso, per aiutare i soldati a tornare alla vita civile superando una serie di traumi. Lo racconta Tammy Warren in un articolo pubblicato sul sito della Presbyterian Mission, ricordando l’impegno fondamentale nel contrastare uno dei grandi problemi legati al mondo dei veterani, un tasso di suicidi molto più alto della media, di circa 20 al giorno, secondo le statistiche del Dipartimento degli Affari dei veterani. 

Non è del resto l’unica categoria a rischio, come osserva il fondatore del gruppo, il pastore emerito Tom Davis: ci sono anche poliziotti, guardie carcerarie, medici e piccoli agricoltori.

Come avevamo raccontato in un precedente articolo, la Chiesa presbiteriana degli Usa (PcUsa) e altre denominazioni sono impegnate con ministeri specifici nell’ambito della salute mentale, essendo le chiese il primo luogo a cui si rivolge il 25% delle persone in cerca di sostegno psicologico.

Secondo il pastore Tom Davis, si tratta di «riaccogliere i veterani a casa propria, e fare in modo che possano utilizzare la loro saggezza guerriera per costruire la pace». L’anziano reverendo parla con cognizione di causa, essendo stato nel 1970 consigliere militare per l’esercito americano sul delta del Mekong…

Ora 31 veterani, la maggior parte reduce proprio dalla guerra del Vietnam, fanno parte dell’associazione, altrettanti sono civili. Grazie ai fondi ottenuti da singoli donatori e dalla PcUsa stessa (in particolare dal presbiterio di New Castle, corrispondente al Delaware e parte del Maryland, e alla stessa chiesa di Wilmington), l’associazione propone diverse attività volte ad aiutare i soldati a recuperare una dimensione di vita quotidiana normale e ridurre i livelli di stress. Dalla fotografia e sviluppo fotografico, alle escursioni, e poi scrittura, disegno e pittura, tai chi, ma anche colloqui con altri veterani o con personale specializzate, percorsi di meditazione e psicoterapia. Queste attività aiutano i veterani a identificare e gestire problemi quali l’isolamento, la perdita di fiducia, le paure e la scarsa autostima, e a riconsiderare alcuni concetti chiave, come per esempio quello di coraggio.

Il reverendo Davis ha osservato che veterani ed ex detenuti hanno in comune una moltitudine di disturbi (del sonno, del comportamento alimentare, dell’attenzione, ipervigilanza, scatti d’ira….), e

spesso anche le stesse sfide emotive: gestire la rabbia e la frustrazione, le relazioni interpersonali, superare stati depressivi senza ricorrere all’abuso (che spesso sfocia in una vera e propria dipendenza) da farmaci di automedicazione.

I veterani si scontrano anche con una sorta di “ferita morale” derivante da un lato  

dalla consapevolezza di avere fatto (o non avere fatto) una certa cosa per rispondere al senso del dovere, talvolta superando il confine tra giusto e sbagliato, e dall’altro da un disadattamento alla vita di tutti i giorni: gli atteggiamenti che in guerra li hanno salvati dalla morte, in tempo di pace rivelano un eccesso di aggressività e impulsività). Questa ferita morale è, secondo diversi ricercatori, una delle cause principali della depressione che può portare al suicidio.

Per questo sono fondamentali le attività comuni, svolte insieme a membri della famiglia, altri veterani, fratelli e sorelle che condividono la stessa fede, o anche di fedi diverse: è stato infatti creato un nuovo gruppo di incontro e discussione che si riunirà a turno nei vari luoghi di culto dei partecipanti, presbiteriani, sikh, musulmani, cattolici, mormoni, ebrei, indù, bahà’ì, quaccheri ed episcopali.

Il pastore Davis e i membri dell’Ivw sono consapevoli che queste azioni fanno del bene non soltanto ai veterani di guerra ma all’intera comunità: «Viviamo in un tempo di crisi ma anche di opportunità, per imparare come vivere in modo più sano in un mondo che sta diventando sempre più stressante». Purtroppo, dalle notizie degli ultimi giorni pare evidente che nel prossimo futuro lassociazione avrà molto lavoro.

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