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Nathan Söderblom, il pioniere dell’ecumenismo

Un convegno del Consiglio ecumenico delle chiese per ricordare una figura di primo piano del dialogo fra fedi

La prima guerra mondiale era appena iniziata e il pianeta era piena crisi quando il luterano (Premio Nobel per la pace nel 1930, ndrNathan Söderblom fu nominato arcivescovo di Uppsala, nel 1914. Attraversato quel difficile periodo il pioniere ecumenico e operatore di pace Söderblom, immaginò un nuovo mondo per la chiesa e agì per renderlo possibile. 

Simone Sinn, professoressa di Teologia ecumenica presso l’Istituto del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) a Bossey, in occasione di un convegno tenutosi lo scorso 3 giugno dedicato al teologo illuminato Söderblom, co-organizzato dalla Chiesa di Svezia, ha ricordato quanto il mondo attraversato dall’arcivescovo fosse allora«disperso tra paure, odio e ostilità. Proprio come lo è oggi». 

Söderblom tuttavia, «s’impegnò per contrastare la crisi – ha affermato Sinn – immaginando nuove relazioni alla luce del Vangelo. Aprì nuove strade affinché le chiese potessero immaginare altri modi di essere chiesa nel mondo», e proseguito «i rapporti ecumenici oggi sono una relatà dell’essere chiesa. Non era scontato invece cento anni fa. Oggi grazie ai primi semi piantati da quel pioniere dell’ecumenismo, il movimento ecumenico è sorto e maturato nel tempo».

Al seminario era presente anche il biografo ufficiale di Söderblom, lo studioso ecumenico svedese Jonas Jonson che nell’occasione ha presentato il libro Nathan Söderblom - chiamato a servire. Jonson, raccontando la vita di Söderblom, ha ricordato quanto il teologo luterano possedesse, «Il gusto della modernità e conservasse in sé una certezza: che la religione, la cultura, la scienza e la tecnologia avrebbero portato un futuro luminoso a tutta l’umanità». E che con impegno «e un’energia inesauribile, personificava quell’ottimismo e quel progresso dell’anteguerra». E «avendo potuto usufruire di frontiere aperte e di scambi accademici proficui seppe aprire nuove strade e promuovere le prime cooperazioni cristiane nel segno dell’Unità».

Al seminario del Cec hanno preso parte studenti dell’Istituto ecumenico e dell’Istituto per gli studi superiori di teologia ortodossa a Chambésy. Era presente anche un rappresentante del Vaticano e il dibattito è stato trasmesso in diretta streaming.

Olav Fykse Tveit, il segretario generale del Cec, ricordando che una statua dedicata al teologo è ubicata proprio fuori dal suo ufficio presso il Centro ecumenico, ha detto «quell’immagine diffonde l’ecumenismo d’amore: dal primo giorno come segretario generale ho potuto incrociare lo sguardo di Lars Olof Jonathan Söderblom. Un uomo che era in grado di riunire le persone, creare proficue relazioni e che non aveva paura di essere una voce critica».

Georges Tsetsis, dal 1985 al 1999 rappresentante permanente del Patriarcato ecumenico, e autore di Nathan Söderblom e la Chiesa ortodossa, ha infine ricordato: «Uno degli aspetti più interessanti della storia della chiesa contemporanea è stato il rapporto che fu stabilito intorno al 1918 tra l’arcivescovo Nathan Söderblom di Uppsala e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, una relazione che senza ombra di dubbio costituì un elemento chiave nell’evoluzione dell’attuale movimento ecumenico».

 

Foto: Ivars Kupcis /Cec (www.oikoumene.org)

 

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