Chiese sicure: la Comunione anglicana ha nuove linee guida
07 maggio 2019
Il lavoro della Safe Church Commission presentato nei giorni scorsi al Consiglio consultivo per tutelare minori e adulti vulnerabili
Fare in modo che le chiese siano luoghi sicuri per bambini e adulti vulnerabili: questo l’intento che sta alla base del lavoro di diverse denominazioni, tra cui la Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi, ne avevamo parlato qui), in Italia, o della Comunione anglicana. Quest’ultima,
anche a seguito di casi di abusi verificativi anche in varie chiese anglicane, ha nominato nel 2016, in occasione del suo Consiglio consultivo a Lusaka (ne avevamo parlato qui), una commissione internazionale incaricandola di studiare l’argomento della salvaguardia del benessere psico-fisico delle persone che maggiormente necessitano di tutela, a cominciare dai bambini, identificare le procedure e le pratiche già attuate dalle chiese che fanno parte della Comunione anglicana, e proporre delle nuove linee guida che potenziassero il precedente protocollo e potessero essere adottate a livello globale.
La dimensione internazionale richiesta risponde effettivamente alla realtà della Comunione anglicana, formata da 40 “province”, ossia chiese membro, più 6 chiese nazionali o locali chiamate “extra provincials” (tra cui, per esempio, la Chiesa anglicana portoghese, Igreja Lusitana, di cui abbiamo parlato qualche volta su riforma.it). La composizione della commissione non poteva che riflettere questa realtà, con 14 membri provenienti da tutti i continenti.
La Safe Church Commission, “entrata in azione” nel maggio 2017, ha quindi indagato sulla situazione delle varie province, rispetto alla trattazione (o meno) del tema e all’adozione delle opportune misure. Ha ascoltato le testimonianze di diverse vittime, in un confronto molto impegnativo per entrambe le parti: per i membri della prima, è stato scioccante trovarsi di fronte a situazioni di abusi anche pesanti (reiterati, talvolta compiuti proprio da chi avrebbe dovuto soccorrere la persona già abusata), per le seconde non è stato facile ripercorrere le drammatiche vicende. Ma da questo percorso sono emersi anche aspetti positivi, la speranza, la resilienza, la fiducia, la volontà di trasformarsi da vittime a testimoni per aiutare gli altri.
La Safe Church Commissionha quindi presentando il proprio rapporto al Consiglio consultivo tenutosi a Hong Kong dal 28 aprile al 5 maggio scorsi, che ha riunito 110 membri sul tema Equipping God’s People – Going deeper in Intentional Discipleship, e adottato le linee guida, che vogliono offrire uno strumento pratico alle chiese, che possano mettere in atto risposte efficaci agli abusi, adozione di standard per l’esercizio dei ministeri (e controllo sull’operato), sottolineando in particolare l’importanza di una verifica dell’idoneità delle persone che intendono accedere alle cariche ecclesiastiche («compreso il controllo del loro background»).
Come ha dichiarato il presidente della Commissione, l’avvocato australiano Garth Blake, «fare in modo che le nostre chiese siano luoghi sicuri, per ciascun membro delle nostre chiese, soprattutto bambini, giovani e adulti vulnerabili, è un valore evangelico fondamentale».
Particolare apprezzamento per il lavoro della Safe Church Commission è arrivato dall’arcivescovo Justin Welby che ha dichiarato: «Uno degli aspetti di una Comunione è che si impara non solo dai successi, ma anche dai fallimenti e dai motivi di vergogna».
Welby e Blake hanno inoltre sottolineato la difficoltà, data la struttura della Comunione anglicana, di “imporre” provvedimenti a livello globale, ma hanno auspicato che la «forte autorità morale»del Consiglio consultivo possa spingere le varie chiese membro ad adottare le linee guida, anche se alcune hanno già fatto tanta strada, e altre sono appena partite. Si tratta di un cammino importante, hanno detto, che occorre compiere insieme.