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In Svizzera chiese divise sul reato di omofobia

L'Alleanza evangelica elvetica appoggia il referendum che chiede di abolire il reato di omofobia, le chiese riformate criticano tale atteggiamento

Al pari della Francia, dell'Austria, dei Paesi Bassi e della Danimarca, dallo scorso dicembre anche la Svizzera ha inserito fra le proprie leggi la punibilità dell’omofobia. Il testo si inserisce nel già esistente articolo 261 bis del codice penale, noto come “norma contro il razzismo”.

L'autore di un reato contro la norma antirazzista rischia una pena che può andare fino a 3 anni di reclusione. 

Il Parlamento elvetico si è tuttavia rifiutato di aggiungere la discriminazione penale basata sull'identità di genere, cioè contro le persone transgender o intersessuali. 

Ora due partiti di destra, l’Unione Democratica di Centro (UDC) e l’Unione Democratica Federale (UDF). Hanno raccolto oltre settantamila firme per indire un referendum contro la riforma, con la richiesta di eliminare la discriminazione sessuale dalla legge. Come è possibile? Il comitato referendario ha puntato tutto sul presunto attacco alla libertà di credo e di parola dei cittadini. Con l'estensione della norma penale, parroci e pastori «avrebbero, ad esempio, difficoltà a citare le verità bibliche», ha riferito alla stampa svizzera il presidente del comitato e presidente dell'Udf Hans Moser. Questa uscita degna di un’Azzecca-garbugli dei giorni nostri ha trovato sponda nell’Alleanza evangelica svizzera, organizzazione cappello che raggruppa varie chiese, dall’Esercito della Salvezza ad alcune sigle battiste, dalla Conferenza Mennonita alle Chiese libere. Con un comunicato pubblicato sul proprio sito, l’Alleanza si «distanzia da qualsiasi comportamento che non rispetti la dignità delle persone omosessuali. Condanna tutte le forme di discriminazione, violenza o incitamento all'odio. Tuttavia siamo preoccupati che l'estensione della norma penale sul razzismo limiti indebitamente la libertà di espressione. Questo sarebbe un passo indietro per la cultura svizzera della tolleranza e del dialogo… Potranno in futuro i pastori fare delle valutazioni critiche dell’omosessualità o della bisessualità basate sull’interpretazione della Bibbia o rischieranno di venire incriminati? Quali sono i confini della chiamata all’odio…Condanniamo qualsiasi discorso che inciti alla violenza o all’odio, ciò non è ammissibile mai. Ma ci interroghiamo sui limiti della libertà di espressione…»

L’atteggiamento dell’Alleanza evangelica ha ricevuto molte critiche. Fra le più ferme quelle di Michel Muller, presidente della Chiesa riformata di Zurigo, «Totalmente in disaccordo con quanto espresso dall’Alleanza evangelica. Ora che esiste una legge che riconosce i reati di omofobia, sostenere il referendum che ne chiede l’abolizione mi pare atteggiamento molto poco cristiano. E’ poco onesto utilizzare la difesa della libertà di espressione come argomento forte. Con il sostegno a tale referendum l’omofobia è chiaramente sostenuta. Sono scioccato dall’atteggiamento adottato sotto il cappello del cristianesimo. Non capisco perché la libertà di predicazione dei pastori dovrebbe essere in pericolo. Da un lato la libertà di predicazione cessa quando un gruppo viene discriminato. I cristiani dovrebbero ben saperlo dalla loro stessa esperienza. Dall’altro lato il tema dell’omosessualità non è affatto una questione centrale di fede, ma una discussione marginale. Il fatto di questionare la Bibbia su questo argomento è assurdo. Nei vangeli l’omosessualità non è un problema. E’ la carità a stare al centro del testo!». L'ultima parola agli elettori. 

 

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