Le conseguenze del nostro modo di vivere
21 dicembre 2018
Un giorno una parola – commento a Proverbi 10, 7
La memoria del giusto è in benedizione, ma il nome degli empi marcisce
Proverbi 10, 7
I giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro
Matteo 13, 43
Quale contrasto: una memoria che vive per sempre poiché raggiunta dalla benedizione divina, il nome del giusto, e una memoria collegata ad un nome che marcisce poiché raggiunto dalla morte non trova chi lo ricordi, lo pianga, lo sorregga. Il versetto 10, 7 è in parallelo con 10, 1 dove leggiamo: «il figlio saggio (è) allegrie del padre; il figlio stolto (è) tristezze della madre”. Questo dato è ricavato dalla lunga osservazione dei rapporti all’interno della famiglia, la propria esperienza del saggio che osserva la realtà può essere fonte di mashal,di proverbio; questa affermazione assume un carattere universale quando lo confrontiamo con la Parola di Dio che prescrive di «onorare il padre e la madre» che è il primo comandamento con promessa di «lunga vita a chi lo adempie». Allora, le conseguenze del proverbio, l’insegnamento che ricaviamo ponendolo in parallelo con la Parola del Decalogo è doppio: il primo lo possiamo dire con una domanda: chi onora il padre e la madre? Il figlio o la figlia saggia e virtuosa che si conduce rettamente e con giustizia: per contro: chi disonora il padre e la madre? Il figlio e la figlia che si comportano in modo stolto, ovvero in maniera ingiusta e perversa, essi sono la vergogna dell’intera famiglia; e la seconda conseguenza è che il saggio avrà lunga vita (perché onora il padre e la madre) e la sua memoria sarà benedetta, mentre lo stolto perirà e «la sua memoria imputridirà», nella traduzione letterale.
La domanda sarebbe: cosa costruiamo con il nostro comportamento o cosa distruggiamo o smantelliamo con il nostro modo di vivere. Il comportamento del giusto e dell’ingiusto ha delle precise conseguenze per la costruzione sociale: la prosperità o la miseria, non solo del singolo ma anche della famiglia, dipendono dal proprio comportamento. La felicità, che è lo scopo della vita individuale e collettiva, si può raggiungere soltanto attraverso la giustizia che adempie tutta la Torà e osserva la via della giustizia. Il concetto di totalità è fondamentale, non basta osservare questa o l’altra disposizione dell’istruzione divina, ma occorre osservare la totalità della Parola divina. Quello che è sorprendente è l’enorme numero di proverbi dedicati alla condanna della «lingua falsa», delle «labbra bugiarde», perché si dà tanta importanza a questo elemento che nella morale cristiana di oggi ha perso gran parte del peso che aveva al tempo dei proverbi? Anzi oggi viviamo il tempo delle «verità alternative e della verità alterata». Ma la costruzione della società poggia sull’onestà, sulla verità e la giustizia dei rapporti. Non si può costruire nulla sulla sabbia della falsità perché il nome dell’ingiusto precipita nella decomposizione che provoca.