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Elezioni USA. Un desolante presente da riorientare

Il commento di Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli Stati Uniti, dopo il voto di metà mandato

«La nostra nazione profondamente divisa ha votato e il risulto è: siamo in stallo. Sembra scoraggiante, e per certi versi lo è. Tuttavia, ci sono buone notizie: milioni di persone si sono sentite impegnate nell’atto civico di votare, il Congresso sarà più vario di quanto sia mai stato, con più donne e più persone di colore. E, indipendentemente dall’appartenenza a un partito, quasi tutti hanno votato animati dal desiderio di una vita migliore per sé stessi e per l’intero paese» così esordisce, in una nota diramata sabato scorso a commento del voto di metà mandato negli Stati Uniti, Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli USA (NcccUsa), organismo ecumenico che riunisce 38 denominazioni protestanti d’oltre oceano.

Winkler, pur ammettendo una eterogeneità nelle scelte dei candidati da parte dei cristiani, osserva: «Le persone sono andate alle urne perché sentivano che le loro vite dipendevano da questo. Ci sono questioni urgenti davanti a noi: il razzismo deve essere sradicato. L’epidemia di oppioidi (che provoca negli USA un morto ogni 12 minuti, ndr) deve essere affrontata. Le sparatorie di massa richiedono misure efficaci di controllo delle armi. I cambiamenti climatici stanno rapidamente progredendo e richiedono azioni e scelte di vita sostenibili. Spetta a noi, cittadini e cristiani, rimanere vigili».

Nella nota, il presidente NcccUsa denuncia anche i sistemi di interesse che beneficiano di un’economia altamente militarizzata e continueranno a chiedere sussidi pubblici e acquiescenza. Per contrastare questa agenda, occorre lavorare con insistenza contro la povertà. «I prossimi anni vedranno richieste, dettate dalla paura, di ulteriori finanziamenti militari, per la guerra, muri alle frontiere e spie. Ci verrà detto che non ci sono soldi per l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la pensione e l’ambiente. Viviamo in uno stato di guerra costante che rende la nostra sicurezza e incolumità più precarie. Non dovrebbe sorprenderci che altre nazioni cerchino di possedere armi di distruzione di massa per tenere a bada la nostra superpotenza – continua Winkler –. La nostra presidenza si è trasformata, negli ultimi decenni, in una forza imperiale che non è in grado di rendere conto al Congresso ed è più dipendente da una guardia pretoriana. I principi di verità sono stati liquidati come bugie ​​oltraggiose … progetti militari sempre più grandiosi vengono continuamente intrapresi a spese del bene comune. Questo desolante presente non deve diventare il nostro futuro, ma lo diventerà se non riorienteremo immediatamente le nostre priorità nazionali. Mai prima d’ora le parole “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Ebrei, 11, 1), sono state più significative per me».

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