Comunione, missione, giustizia
29 maggio 2018
Nel recente incontro del Comitato esecutivo della Comunione mondiale delle chiese riformate tenutosi a Seul, è emerso ancora una volta lo spostamento di baricentro del protestantesimo mondiale
Comunione, missione, giustizia: queste potrebbero essere, in sintesi, le parole chiave dell’incontro del Comitato esecutivo della Comunione mondiale di chiese riformate (Cmcr – Wcrc) tenutosi dal 10 al 16 maggio a Seul, Corea del Sud. Riforma.it aveva pubblicato, riprendendoli dal sito della Chiesa valdese, i due resoconti “in presa diretta” del pastore valdese Claudio Pasquet (qui e qui), che abbiamo interpellato per fare il punto dopo la chiusura dei lavori.
Il pastore Pasquet, membro del Comitato esecutivo eletto nell’Assemblea generale dello scorso luglio (Lipsia) ci racconta che le linee guida del “piano strategico”, «auspicano da un lato un ampliamento della Comunione alle molte chiese riformate che ancora non ne fanno parte, dall’altro un suo rafforzamento, per l’esigenza di maggiori contatti e scambi di informazioni. La missione, intesa non soltanto come annuncio dell’Evangelo, non può infatti essere disincarnata dai problemi che le chiese vivono nelle realtà locali, spesso non conosciute agli altri. E a questo si collega il terzo tema, la giustizia. Molte parti del mondo vivono situazioni di profonda ingiustizia economica, sociale, politica: l’impegno delle nostre chiese è di non chiudere mai il dialogo». Per fare tutto questo, aggiunge Pasquet, c’è bisogno di una riflessione sulla nostra fede, quindi sulla teologia, da attuarsi attraverso strumenti di contatto e scambio come, per restare sul territorio sud-coreano, il Global Institute of Theology che dall’Università Yonsei di Incheon cerca di mettere in dialogo le Facoltà di teologia e i teologi di tutto il mondo.
Il lavoro della Cmcr si svolge quindi a stretto contatto con l’attualità: «Abbiamo chiese impegnate nel processo di pacificazione in Colombia e in progetti di sviluppo locale in Africa», ricorda Pasquet, che si trovava in Corea nei giorni dell’attentato terroristico che il 13 maggio ha colpito tre chiese cristiane in Indonesia: una cattolica, una pentecostale e la terza, la Gereia Kristen Indonesia, membro della Cmcr. Oltre a esprimere solidarietà e ad attivarsi per iniziative concrete, il Comitato ha riflettuto sulle condizioni di molte chiese cristiane nel mondo, «non libere e serene, ma discriminate ed emarginate o oggetto di attacchi».
Il tema di attualità toccato più da vicino è stato però la crisi della Corea, «un paese diviso artificialmente, ma con una stessa lingua e cultura. Le chiese del Sud, ma anche le poche del Nord, fanno un grosso sforzo nel progetto di riunificazione del Paese, per quanto difficile possa sembrare: anche in Europa abbiamo visto cadere un muro, non possiamo perdere la speranza». Appena pochi giorni prima, il segretario generale Chris Ferguson aveva partecipato a una visita con una delegazione internazionale insieme al Consiglio ecumenico delle chiese per consolidare questi progetti di riavvicinamento (ne avevamo parlato qui).
Bisogna poi tenere conto, osserva Pasquet, «che in Corea del Sud le chiese riformate sono assai significative; la cultura religiosa del paese è di origine buddista, anche se metà della popolazione si dice senza religione, ma oggi la maggioranza dei credenti è cristiana, e fra questi la maggioranza è riformata: dagli anni Settanta la chiesa presbiteriana è passata da poco meno di un milione di membri a 2.700.000».
Questi numeri ci dicono quanto la nostra percezione del protestantesimo mondiale sia ancora troppo eurocentrica. Oggi i membri adulti delle chiese del Cmcr sono oltre 100 milioni, soprattutto in Africa, Asia e Americhe, sottolinea Pasquet: «Sono cifre notevoli, rispetto alle nostre, di europei secolarizzati… La loro presenza aumenta anche in America del Sud (anche se non ai livelli delle chiese evangelical e pentecostali). Nel nostro comitato, 22 persone, 8 sono europei o nord-americani, gli altri vengono dal resto del mondo. La presidente, pastora Najla Kassab rappresenta il Sinodo evangelico di Siria e Libano. Faccio un altro esempio: siamo abituati a pensare all’Egitto come un paese musulmano, a parte i 10-12 milioni di copti. Ma ho scoperto che i riformati che fanno parte del Sinodo del Nilo sono un milione. Per cui uno dei temi su cui la Cmcr lavora è il Global South, che non vuol dire occuparsi solo del sud del mondo, ma parlare di realtà in cui la chiesa vive in condizioni di povertà e sottosviluppo». E soprattutto, forse, cambiare la prospettiva, anche teologica. A questo proposito, Pasquet cita alcuni temi destinati a essere al centro della riflessione per lungo tempo: «Nell’assemblea generale di Lipsia ci è stato chiesto di non parlare di omosessualità, che invece è un grosso tema di discussione, e anche di divisione, nelle chiese del nord del mondo. Un altro tema su cui insistono molto è la visione della “famiglia tradizionale”, spesso però assai più allargata della nostra “famiglia patriarcale”. D’altro canto, un tema a noi caro, che ci è difficile spiegare loro, è la secolarizzazione: vivono piuttosto la multiformità religiosa, l’evangelizzazione, lo sviluppo della comunione».