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Il 13 aprile alle 21 le «donne di Kobane» a Torre Pellice

Alla Galleria d’Arte Contemporanea «Filippo Scroppo» la presentazione del progetto «Ri-Costruiamo Kobane – Accademia internazionale delle donne» 

«Nel febbraio 2015, a un mese dalla sua liberazione, ci recammo a Kobane per incontrare le “Yekitiya Star”, le rappresentanti che gestivano la Casa delle Donne prima della sua distruzione», ricorda a Riforma.it la presidente dell’Associazione Ponte Donna Carla Centioni che venerdì sera, il 13 aprile alle 21, sarà a Torre Pellice (To) presso la Biblioteca Civica «Filippo Scroppo», insieme al sindaco Marco Cogno e al moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, per presentare la Casa delle donne costruita nella cittadina siriana di Kobane, un'iniziativa sostenuta anche grazie all’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi.

L'iniziativa, patrocinata dal Comune di Torre Pellice, è promosa dall'associazione Ponte Donna in collaborazione con Radio Beckwith Evangelica. All'incontro parteciperanno il responsabile del progetto Roberto Vitelli e coordinerà Gian Mario Gillio di Riforma.

«Dagli incontri, dai dialoghi e dagli scambi sui rispettivi approcci di lavoro e di sostegno – prosegue Centioni –  nacque l’idea sottoposta alla valutazione dell’Otto per mille della Tavola Valdese di ricostruire quel luogo d’incontro, un’Accademia Internazionale delle donne. Un’idea progettuale poi esposta alle rappresentanze governative del Cantone del Rojava, alla Municipalità di Kobane e al Ministero delle Donne del Rojave e presentata alla I° Conferenza «Reconstructing Kobanê», tenutasi a Dyarbakir in Turchia».

Oggi, a poco più di tre anni distanza da quell’idea è arrivata l’occasione «per fare il punto di quanto fatto sin ora insieme alla comunità valdese dall’Associazione Ponte Donna nata nel 2008 in Provincia di Roma per contrastare il fenomeno della violenza alle donne». Un'Associazione che opera attraverso un nucleo operativo costituito da avvocate, mediatrici culturali, assistenti sociali, psicologhe e antropologhe opera quotidianamente.

«La natura simbolica del nostro nome – ricorda infine Centioni –, ci orienta verso il superamento degli ostacoli: il ponte come strumento che unisce e dà continuità alle vie di comunicazione» e a Kobane prosegue, «siamo partite con un’utopia e siamo tornate con un progetto concreto. Invitiamo pertanto tutte e tutti a raggiungerci venerdì sera per saperne di più su di noi, sulle donne di Kobane e sull'avanzamento del progetto».

 

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