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A Prali un XVII Febbraio di fraternità internazionale

Ospite la corale di Gap e il pastore Yann Redalié

Quest’anno, in occasione delle celebrazioni del 17 febbraio, la comunità di Prali ha ospitato la corale francese di Gap e il pastore Yann Redalié, professore emerito di Nuovo Testamento alla Facoltà di Teologia a Roma.

I canti intorno al falò sono stati la prima occasione di condivisione e di fraternità che le corali di Gap e di Prali hanno avuto modo di vivere insieme a tutti i presenti. La corale di Gap ha poi eseguito alcuni canti durante il culto di sabato 17; la predicazione è stata presieduta dal pastore Redalié sul testo del Deuteronomio, capitolo 26, 1-10.

Il testo su cui è stata fatta la riflessione parla di un esodo, di un’uscita, come fu anche per i valdesi che uscirono da un ghetto per ottenere il riconoscimento dei diritti civili. Il pastore Redalié ha sottolineato come l’ottenimento di questi diritti sia stato per loro la nascita di un percorso che ha portato alla ricerca e alla creazione di una nuova identità, per poi poterla raccontare insieme alla testimonianza della fede.

Ognuno è così diventato autore della propria storia, e tante storie che si intrecciano vanno a tessere una comunità. La giornata del 17 è continuata con il tradizionale pranzo comunitario nella sala valdese. Al pranzo è seguito l’intervento del prof. Redalié su «Il protestantesimo e i primi Cristiani. Da Paolo a Gesù». Il percorso della riflessione di Redalié è partito dal Medioevo, un periodo caratterizzato da crisi e minacce portate, secondo la credenza dell’epoca, dal peccato. Evitare la condanna era dunque l’obiettivo primario che si sperava di ottenere con delle mediazioni tra Dio e gli uomini e con la vendita delle indulgenze. Tanti tipi differenti di mediazione tuttavia non erano più credibili. Lutero, che anch’egli viveva questa angoscia, trovò una rivelazione nella lettera di Paolo ai Romani al capitolo 3, 24-25, dove si dice che tutti «sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù». L’unico mediatore tra Dio e gli uomini è dunque Gesù e il peccato non viene eliminato ma condonato. Ogni cristiano è in relazione diretta con Dio e l’unica via di accesso alla salvezza è la Scrittura.

Redalié ha dunque sottolineato come la traduzione della Bibbia in volgare, la sua diffusione grazie all’avvento della stampa e l’alfabetizzazione furono dei fattori fondamentali per cambiare il modo di intendere la salvezza. L’excursus del professore è poi continuato con l’analisi del periodo settecentesco dell’Illuminismo, in cui l’analisi dei testi letterari veniva fatta con rigorosa ricerca e critica.

Un’analisi che, per quanto riguarda la Bibbia, ricercava «il Gesù della storia», un Gesù visto non più soltanto nella sua morte e resurrezione ma anche attraverso le azioni e le opere nel mondo. Redalié ha terminato il suo intervento evidenziando che al giorno d’oggi molte comunità sono eterogenee e in esse le tradizioni non muoiono ma «passano attraverso una morte e una resurrezione»; la Bibbia viene dunque letta in modo diverso dinnanzi a questioni pratiche. Alcune di queste comunità vivono inoltre le storie bibliche come se fossero legate alla loro società e non ritengono di doverne fare un’eccessiva interpretazione.

Durante il pranzo comunitario hanno portato i propri saluti Sibylle Klump, presidente della regione francese Pacca, e Arnaud Van Den Wiele, pastore presso la chiesa riformata di Gap. Quest’ultimo ha rivolto un invito alla comunità di Prali a trascorrere un weekend di cultura, musica e condivisione presso la comunità di Gap.

 

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