«La Conferenza episcopale polacca (Cep) ha indetto per questo sabato 7 ottobre la più potente iniziativa per la pace: la preghiera del Santo Rosario. Ha messo a disposizione tutte le chiese sul confine del paese per formare un muro di protezione intorno ai confini e chiedere alla Madonna di salvare la Polonia e l’Europa dal nichilismo islamista e dal rinnegamento della fede cristiana»; con queste parole inizia il messaggio che ho ricevuto il 4 ottobre scorso da un’amica cattolica di Terni. La mia amica mi chiedeva qualche commento e le righe che seguono non sono altro che un tentativo di esprimerlo.
La Cep nel corso degli ultimi cinquant’anni fu una roccaforte dell’opposizione anticomunista. Dopo il 1989 le cose cominciarono a cambiare. È venuto meno il nemico storico, il comunismo sovietico appunto, bisognava trovare dunque un altro nemico da combattere. Questo nemico fu presto individuato nelle correnti liberali dell’opposizione polacca spaccatasi nel 1990 in occasione delle elezioni presidenziali. Le forze liberali e progressiste appoggiarono la candidatura di Tadeusz Mazowiecki, mentre quelle tradizionaliste, i vescovi compresi, diedero il pieno sostegno a Lech Wałęsa.
Il retaggio di questa spaccatura è particolarmente visibile nell’iniziativa del 7 ottobre. Paradossalmente i bersagli da colpire non sono i migranti ma Donald Tusk, attuale presidente del Consiglio d’Europa, e papa Francesco. Infatti in questi giorni l’autorevole settimanale polacco Niedziela (La Domenica), molto vicino alla Cep critica aspramente l’intervista al monsignor Tadeusz Pieronek, segretario emerito della Cep e sostenitore delle posizioni di Francesco, apparsa sull’edizione online di Famiglia Cristiana. Ecco uno dei passaggi fondamentali dell’intervista:
Domanda: Con questa preghiera si è alzato un muro, per lo meno spirituale, contro gli immigrati e il resto dell’Europa?
Risposta: «È proprio quello che è accaduto, anche se non è stata usata questa formula. Ma è chiaro che tutti i polacchi che hanno partecipato al Rosario sono contro il pensiero e l’insegnamento di papa Francesco. Purtroppo, in Polonia è in atto una battaglia per persuadere la gente che ogni profugo è un bandito che attenta all’identità polacca ed è una minaccia grave e reale per la salute e la vita dei polacchi».
Ho omesso volutamente un’importante informazione riguardo al messaggio recapitatomi dalla mia amica ternana: è scritto ovviamente in italiano e finisce con la seguente esortazione: «Far girare per tutta l'Italia». L’evento del 7 ottobre dunque non riguarda soltanto la Polonia. È un chiaro segnale di uno scontro interno alla Chiesa cattolica. Da diverso tempo ormai si percepisce con chiarezza che le posizioni (teologiche e sociali) assunte dall’attuale Vescovo di Roma non piacciono alla cosiddetta “destra cattolica”. Basta dare ogni tanto un’occhiata al blog di Antonio Socci per averne una conferma.
Sono convinto che le posizioni fondamentaliste con tutte le sue derive xenofobe siano nella loro sostanza niente altro che segni della paura di scomparire, di perdere l’influenza sulle persone. È un fenomeno che investe molte chiese e organizzazioni religiose. Chi agisce secondo le logiche del potere non può fare altrimenti. Chi agisce secondo le logiche di agape (magnificamente esposte e realizzate da Tullio Vinay) accetta invece il rischio di diventare come il sale: scomparire dalla vista per dare sapore e consistenza alla realtà circostante.