Anglicani e omosessualità: il «pomo della discordia»
13 ottobre 2017
La Chiesa anglicana ha sanzionato il suo ramo scozzese per aver celebrato un matrimonio dello stesso sesso
La questione relativa alla celebrazione di matrimoni dello stesso sesso è il «pomo della discordia» all’interno della Chiesa anglicana. Così si legge in una nota diramata pochi giorni fa dalla chiesa Anglicana stessa.
Quest’ultima, infatti, continua ad affermare che il matrimonio è «l’unione tra un uomo e una donna».
Lo scorso giugno, però, la Chiesa episcopale di Scozia ha deciso in autonomia di non ritenere corretta quella posizione dottrinale e ha celebrato diversi matrimoni omosessuali nelle chiese di Edimburgo, di Glasgow e nella provincia, nel Nord, di Morray.
La reazione ufficiale dei leader anglicani non si è fatta attendere molto ed è giunta martedì 3 ottobre.
Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana, ha ricordato che «ai vescovi anglicani scozzesi sono state applicate le stesse sanzioni comminate lo scorso anno alla Conferenza episcopale americana. Il Vescovo Mark Strange (primate della Chiesa episcopale di Scozia, ndr) – ha proseguito Welby – mentre proclamava il suo discorso alla celebrazione della coppia omosessuale, era ben consapevole, e lo ha anche apertamente detto, che una sanzione sarebbe arrivata e che sarebbe anche stato disponibile a riceverla. È stato compito mio quello di dover intraprendere le necessarie sanzioni, cosa che anche in questa occasione ho fatto, proprio come dovetti fare in passato».
Per aver riconosciuto matrimoni dello stesso sesso nel 2015 al ramo americano fu infatti impedito di rappresentare la Chiesa anglicana in gruppi, organizzazioni e ad incontri ecumenici o interreligiosi per tre anni, e venne sospesa anche la partecipazione decisionale su tutte le questioni relative alla dottrina e al funzionamento della Chiesa anglicana.
Strange ha detto: «ero consapevole del fatto che la mia decisione potesse provocare rabbia e dolore all’interno della Comunione anglicana; cercheremo in futuro di ricucire i rapporti, ma questo dovrà avvenire su nuove basi tenendo come punto fermo la nostra decisione», ha ribadito il vescovo Strange.
La questione dell’ordinazione e del riconoscimento di persone omosessuali dilania da anni la Comunione anglicana, una comunità che conta più di 85 milioni di fedeli e nella quale, su questi temi, vi è una forte opposizione del ramo più conservatore, soprattutto nelle chiese di origine africana.
In occasione del Sinodo Generale nel 2017 si scatenò un acceso dibattito relativo alla benedizione di coppie omosessuali con la presentazione di un testo redatto dopo due anni di intense discussioni interne. Ma nessuna nuova decisione venne presa in merito.
La Chiesa d’Inghilterra, ad esempio, non permette la benedizione di matrimoni omosessuali ma accetta il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, incluso quello di sacerdoti e vescovi se osservano l’astensione da rapporti sessuali, che sono però consentiti nell’ambito matrimoniale. Questi orientamenti per il clero sono stati «rivisti» nel 2015: visione considerata ipocrita da chi chiede una maggiore apertura.
Nel 2014, quando fu approvata in Inghilterra la legge sul matrimonio dello stesso sesso, l’Arcivescovo di Canterbury sorprese tutti affermando che la sua Chiesa stava accettando la nuova legislazione.