Sono passate da poco le ore 21 di venerdì 22 settembre quando il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron prende la parola fra i velluti e gli ori del salone d’onore dell’Hotel de Ville di Parigi. Davanti a lui una platea di 600 persone che dal primo pomeriggio ha assistito a dibattiti e tavole rotonde. Sono i delegati e i rappresentanti dei protestanti di Francia, ma anche i responsabili di culto di ogni religione, riuniti nel municipio della capitale per celebrare in grande stile i 500 anni della Riforma avviata da Martin Lutero a Wittenberg.
Bisogna tornare al 1985 per un incontro fra l’inquilino dell’Eliseo e i riformati ed evangelici transalpini. Allora fu François Mitterrand a ricordare i 300 anni dalla revoca dell’Editto di Nantes. Oggi tocca al suo giovane successore affermare che «500 anni dopo Lutero lo spirito della Riforma soffia ancora sulle chiese protestanti e sulla nostra società», e salutare «lo spirito di indipendenza, la libertà intellettuale, la fiducia nell’uomo che hanno costruito la storia del protestantesimo».
Fra 1 milione e mezzo e 2 milioni di donne e uomini, circa il 2% del totale degli abitanti, i protestanti francesi sono una minoranza, (ma non sono mai stati così numerosi, grazie soprattutto all’impetuosa crescita delle denominazioni evangelical e pentecostali) e per il presidente « Il sangue del protestantesimo scorre nelle vene della Francia. Apprezzo che la vostra capacità di mostrare origini così diverse, tradizioni così varie, intonazioni talvolta distanti fra loro siano fonte di una fraternità riscoperta e non di divisione ».
La coscienza individuale, la democrazia partecipativa: nell’elencare alcuni dei capisaldi dei riformati il presidente ha una richiesta: «Abbiamo bisogno che voi continuiate a vigilare sulla nostra Repubblica, che siate sempre la sua avanguardia nelle dispute filosofiche, morali e politiche del nostro tempo. Penso al vostro contributo in tema di istruzione, di giustizia sociale e naturalmente oggi nell’accoglienza dei migranti».
La laicità, baluardo della Repubblica, occupa largo spazio nei 40 minuti di discorso: «Sarei tentato di salutare in primis l’operato laico dei protestanti per le libertà in Francia. Ma vorrebbe dire in qualche modo eludere il motivo per cui siete qui oggi e non dare il giusto spazio alla vostra fede. Possiamo approcciarci alle religioni con una visione interamente culturale. Ma la Riforma fu primo di tutto un atto di fede. E fu uno dei più grandi sconvolgimenti della spiritualità europea. Non renderei per questo un buon servizio alla laicità se mi approcciassi a voi come a un’associazione filosofica. La vostra identità di protestanti non è costruita nella secchezza di una sociologia, ma in un intenso dialogo con Dio ed è questo che la Repubblica rispetta. La laicità non è una religione di Stato, ma è la capacità di far vivere insieme le religioni». Fra una citazione di Jean Baubérot relativa allo «spirito critico quale peculiarità del protestantesimo» e un omaggio al filosofo Paul Ricoeur, di cui ha ricordato di esser stato assistente e allievo, Macron ha lasciato cadere queste parole: «il protestantesimo è nato a Lione»: un omaggio in estensione a Pietro Valdo, che dalla città sul Rodano ha dato il via all’epopea valdese, 350 anni prima di Lutero?
Un discorso evocativo, chiuso con un appello: «Per favore rimanete ciò che siete oggi. Non disertate il deserto». Un rimando al periodo di forti lotte clandestine e grandi sofferenze che va dalla revoca dell’Editto di Nantes del 1685 alla Rivoluzione francese del 1789, periodo noto appunto come il Désert, ad evocare l’esilio degli Ebrei durante l’Esodo.
L’intero discorso è ascoltabile qui.
Il presidente della Federazione protestante di Francia, pastore François Clavairoly dal canto suo ha esortato la classe politica a «mantenere la promessa repubblicana sul tema dell’accoglienza degli stranieri, del prossimo», e nel ricordare la peculiarità della «pluralità singolare» dei protestanti ha garantito che essi sapranno «essere sempre presenti nel dibattito pubblico quale voce di confronto e dialogo». La Federazione raggruppa oltre 30 Unioni di chiese e più di 80 associazioni, sostanzialmente tutto il panorama riformato e evangelico transalpino.
Il lungo fine settimana di dialogo e celebrazioni aveva preso il via alle 14 di venerdì, con i saluti ufficiali della padrona di casa, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, e ha visto alternarsi sul palco un lungo elenco di intellettuali e rappresentanti religiosi e pubblici che hanno esaminato a 360° tutti gli aspetti storici, politici, culturali, artistici che la Riforma protestante ha veicolato e tutte le sfide che ancora i suoi eredi sono chiamati ad affrontare. Al seguente link potete vedere i video di molti di questi contributi.
Quello di Parigi è stato il penultimo appuntamento di questo anno ricchissimo di eventi legati al cinquecentenario della Riforma. Il gran finale sarà fra un mese a Strasburgo, dal 27 al 29 ottobre (quando anche i riformati italiani si riuniranno per le celebrazioni a Roma): sono attese 10 mila persone al grande culto di domenica 29 al palazzo dei congressi “Zenith” della città alsaziana che verrà trasmesso in diretta televisiva dall’emittente statale France 2.