Esperti chiedono il rispetto della libertà religiosa per i profughi
04 settembre 2017
In occasione del Congresso mondiale dell’Associazione internazionale per la libertà religiosa ribadita l’importanza di permettere ai profughi di esercitare il proprio credo
La Dichiarazione di New York per rifugiati e migranti adottata a settembre dell’anno scorso da 193 Stati in occasione del vertice ONU sui flussi migratori – il primo nel suo genere promosso dall’UNHCR – va rispettata, anche per quanto riguarda i diritti di libertà religiosa degli stessi profughi. Lo hanno affermato esperti e avvocati del settore riuniti a Fort Lauderdale in Florida (USA), dove dal 22 al 24 agosto si è svolto l’VIII Congresso mondiale dell’Associazione internazionale per la libertà religiosa (IRLA). Non solo va garantito loro quello specifico diritto fondamentale, accanto a tutti gli altri, ma è necessario venire loro incontro sul fronte dell’effettivo esercizio della propria fede.
Al recente Congresso, che si svolge ogni 5 anni, hanno partecipato 550 persone di diverse religioni, ma anche non credenti, provenienti da 65 paesi. Preoccupato per il trend involutivo a livello planetario – per il 78% della popolazione mondiale vi sono limitazioni al pieno accesso alla libertà religiosa – il Congresso, intitolato “Speranza per una convivenza pacifica”, si è concluso con il seguente monito: il rispetto della libertà religiosa nei singoli paesi è un indicatore relativo alla dignità umana.
Attualmente siedono nel direttivo dell’IRLA avventisti, battisti, cattolici, metodisti. Si tratta della prima ONG a livello mondiale: la sua nascita risale al 1893 in ambito avventista.