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Non è certo iniziata al meglio la stagione degli alpeggi nelle valli. La forte calura di giugno, seguita ad una primavera avara di precipitazioni, fa si che già oggi, metà luglio, in parecchie situazioni ci si trovi con l’erba di solito presente a fine agosto. Giocano l’esposizione dei versanti piuttosto che un sottosuolo ghiaioso; ci sono ovviamente le eccezioni positive: i versanti esposti a nord sono tradizionalmente più freschi, così come certe zone, spesso nebbiose, risultano alla fine più umide e dunque ricche di pascolo.

Così alpeggi come Giulian a Bobbio e Caugis a Villar Pellice per ora godono di una buona situazione foraggera; semmai a preoccupare è la disponibilità di acqua, preziosa per l’alimentazione umana ma anche del bestiame e per far funzionare le piccole centraline idroelettriche che forniscono elettricità agli alpeggi.

Diversa la situazione in aree a forte presenza zootecnica come le conche del Prà o del Barbara. «Di erba non ce ne un gran che ed è già molto asciutta per la stagione in cui siamo – commenta Deborah Melli di Bobbio Pellice –: i pascoli più ripidi li abbiamo fatti pascolare per primi anche perché sull’erba asciutta le mucche scivolano e rischiano di farsi male. Di acqua per adesso ne abbiamo ancora sia per il bestiame che per la centralina della luce e caseggiati».

«Siamo nell’Inverso – commenta Luca Chabonnier che è salito a Chiot la Sella –; ci sono molti boschi e per ora pascolo ce n’è... forse un po meno degli anni scorsi ma niente di che. Al momento le fontane tengono ma un po’ di pioggia sarebbe utile per mantenere il tutto».

Ma quest’anno molti alpeggi fanno i conti anche con una viabilità disastrata dall’alluvione di fine novembre; scarsa disponibilità di risorse e tempi compressi dall’inverno, per alcune zone la situazione è davvero precaria.

Se l’alta val d’Angrogna è stata «liberata» appena 10 giorni fa, la situazione peggiore coinvolge ancora una volta la valle dei Carbonieri.

«La strada è un disastro a dir poco – aggiunge Deborah Melli – ci avevano promesso per i primi di giugno che la strada sarebbe stata aperta invece niente e neanche ancora adesso lo è e non siamo più fiduciosi nelle promesse... possiamo ringraziare che ci hanno fatto una strada provvisoria almeno da li noi e il rifugio e altri alpeggi possiamo passare da lì; turismo non ce n’è, non sale praticamente nessuno: il danno è forte, non vendiamo nessun formaggio».

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