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Studenti, migranti e volontari insieme sui sentieri

Non per un trekking ma per pulizia e manutenzione

La manutenzione dei sentieri e della cartellonistica è un compito importante: soprattutto i percorsi di media montagna necessitano di un importante lavoro, per consentire il passaggio nonostante la vegetazione cerchi di riappropriarsi dei suoi spazi, mentre in alta montagna dove gli spazi sono più aperti e gli alberi cedono il passo a pietraie e praterie la manutenzione è meno gravosa. Il Cai è uno degli attori che si occupano di queste operazioni, con giornate dedicate, «reclutando» le forze fra i propri soci. La settimana scorsa invece è andata diversamente. «Tutto è iniziato con un progetto sul sentiero del Glorioso Rimpatrio (nel comune di Bobbio Pellice), con incontri in Città Metropolitana – spiega il presidente del Cai Uget Val Pellice Marco Fraschia – ma poi ci siamo dirottati su sentieri attorno al Castelluzzo, sopra Torre Pellice. L’idea è stata quella di coinvolgere i migranti in questo progetto».

Un ragazzo seguito dalla Diaconia valdese si è reso disponibile e a lui si sono aggiunti, oltre ai volontari del Cai, alcuni ragazzi, quattro per l’esattezza, del Collegio valdese di Torre Pellice, nell’ambito dell’alternanza «scuola-lavoro». «Fra il 26 e il 30 giugno sono stati ripuliti da rovi ed erbacce i sentieri che gravitano attorno al Castelluzzo e al Bars d’la Tajola; sono stati spostati sassi, tagliati alberi, aggiornata la segnaletica in un clima sereno e disteso, nonostante la fatica». «Passata la fase iniziale di “timidezza” e osservazione reciproca il gruppo si è rivelato ben amalgamato e molto efficiente e operativo» dice Bepi Pividori del Cai, che ha coordinato i lavori assieme a Roberto Rigano. «Il fatto che nel gruppo di lavoro vi fosse anche un giovane “patentato” per l’uso del motosega ha sicuramente contribuito alla realizzazione di lavori di un certo peso come la pulizia di sentieri dai tronchi di alberi abbattuti dal vento o dalla neve».

Il percorso sistemato è quello che da Bounpian sale a Giabaudin e quindi al Bars d’la Tajola e poi con percorso pianeggiante si addentra nel suggestivo vallone del Carofrate fino a innestarsi in un altro sentiero che dal basso sale sulla cima del Catelluzzo oppure devia verso l’alpeggio della Gardetta. «Ringraziamo anche Daniele Jalla che ci ha consentito di ricoverare le attrezzature nella sua casa a Giabaudin evitandoci di portare avanti e indietro il tutto – aggiunge ancora Fraschia – e proprio da questa località è stata ripulita e segnalata una breve deviazione che porta a una fontana e a una miniera abbandonata».

Una prima esperienza di collaborazione fra realtà diverse che si è rivelata positiva e che ha permesso di rendere nuovamente fruibile alcuni percorsi storicamente e culturalmente interessanti.

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