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In tutta Italia l’apertura di nuovi luoghi di culto che riflettono il pluralismo religioso della società in cui viviamo porta con sé polemiche e dibattiti che non sempre riescono ad andare oltre slogan e posizioni precostituite, spesso applicate allo stesso modo a contesti molto differenti. Il recente annuncio dell’avvio del percorso per la costruzione di un nuovo centro di preghiera e cultura islamica a Pinerolo non fa differenza, e alcune dichiarazioni lette su Facebook lo confermano.

Siamo andati a conoscere la comunità islamica per cercare di capire che cosa possa significare questo passo per una popolazione in crescita e sempre più radicata nel territorio pinerolese.

L’attuale luogo di culto dei musulmani pinerolesi si trova in Corso Torino, ma non è più sufficiente per accogliere i fedeli della comunità che negli anni è arrivata a contare circa 600 persone. Più che di una vera moschea, è opportuno in questo caso parlare di un centro culturale e religioso, organizzato in nell'associazione culturale Tauba, retta da un direttivo che organizza anche attività sportive e gite sociali.

Con il nuovo spazio, racconta Hamid Tayert, da oltre vent’anni a Pinerolo e in passato membro del consiglio cittadino della comunità islamica, si intende creare «un luogo di partecipazione per gli uomini e le donne musulmane». La struttura, ha spiegato Youness Anfaiha, vicepresidente dell’associazione Tauba, «sarà autofinanziata in base alle donazioni e alle quote associative che vengono versate ogni mese nelle casse della moschea, quindi la data di fine del progetto non è prevista, perché andiamo in base alle nostre disponibilità economiche».

Al netto degli aspetti tecnici relativi ad autorizzazioni e permessi di costruire per realizzare i lavori, attualmente al vaglio degli uffici comunali, il sostegno dell’amministrazione cittadina al progetto è totale. «Questa – spiega il sindaco, Luca Salvai – può essere un’occasione per fare un ragionamento sul dialogo tra le diverse comunità religiose che sono presenti sul territorio, che sono una ricchezza per Pinerolo».

Ma cosa ne pensano le altre comunità religiose storicamente presenti sul territorio? Sia da parte della chiesa valdese, sia da quella cattolica, la risposta è netta: «è evidente – ha dichiarato il pastore valdese Gianni Genre – che siamo a favore di questa possibilità: ci siamo battuti per secoli affinché i valdesi stessi potessero avere un luogo di culto, consideriamo la libertà religiosa la prima delle libertà di coscienza, perché il modo in cui esprimiamo la nostra fede in Dio va assolutamente tutelato». Allo stesso modo, il vescovo Piergiorgio Debernardi afferma che «il luogo di culto esprime anche il simbolo, l’identità di una comunità. Sono contentissimo, devo dire che in passato avevo anche cercato di aiutarli per trovare un luogo adatto perché la comunità potesse essere ampiamente ospitata. Siamo uomini e donne in cammino per la medesima strada, abbiamo una medesima meta, che è quella di costruire dei ponti, non degli steccati».

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