Lo scorso 27 giugno la Chiesa metodista della Gran Bretagna e la Chiesa anglicana hanno diffuso un documento congiunto, intitolato Mission and Ministry in Covenant. Una sorta di patto che, se approvato, renderà più profonda la comunione tra le due chiese rendendo possibile che i ministri di culto di una possano servire anche nell’altra. Una condizione, viene ricordato nella prefazione, resa impossibile dalla fine del diciassettesimo secolo, poco dopo la morte di John Wesley, fondatore del metodismo e già ministro di culto anglicano. Dopo duecento anni di separazione formale, dichiarano i due co-presidenti del gruppo di lavoro estensore del documento, Jonathan Baker (vescovo anglicano di Fulham) e Neil Richardson (pastore metodista, presidente della Conferenza metodista del 2003), «queste proposte sul ministero episcopale e la riconciliazione dei ministeri sono congruenti con l’insegnamento e la politica delle nostre due chiese, e possono essere sottoposte all’accettazione delle due chiese».
Il report congiunto è stato infatti presentato alla Conferenza metodista tenutasi a Birmingham dal 22 al 29 giugno, e sarà presentato al Sinodo generale della Chiesa anglicana che si terrà dal 7 al 10 luglio.
Esso rappresenta un ulteriore passo avanti nelle relazioni fra le due chiese, che si aggiunge alla convergenza teologica suggellata con il Patto anglicano-metodista del 2003 e il lavoro svolto dalla Commissione congiunta per l’implementazione del Patto fino al 2014, quando il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra e la Conferenza metodista hanno dato mandato alle rispettive commissioni liturgiche e teologiche di approntare una serie di proposte di collaborazione.
Tra queste, oltre alla possibilità di condividere i ministri, il riconoscimento da parte metodista della figura di un presidente-vescovo quale espressione di una forma di sorveglianza sulla Conferenza.
Il pastore Gareth J. Powell, segretario della Conferenza metodista, ha dichiarato: «Metodisti e anglicani hanno urgente bisogno di un insieme di proposte per permettere alle due chiese di andare verso una più piena comunione, con una condivisione più profonda nell’ambito della missione e dei ministeri. La figura di un presidente-vescovo, sostenendo la centralità della Conferenza, è un modo profondamente metodista di impegnarsi a ogni livello con la Chiesa d’Inghilterra in una pianificazione reciproca della missione cristiana e della vigilanza pastorale».
Dal canto suo il vescovo anglicano Christopher Cocksworth, presidente della Faith and Order Commission della Chiesa d’Inghilterrra, ha dichiarato: «Sono grato al gruppo di lavoro congiunto per il modo attento e creativo di lavorare alla costruzione di un progetto che permetta l’interscambiabilità del ministero pastorale nelle nostre due chiese. La soluzione si basa sulla centralità dell’episcopato storico e sul ruolo di supervisione dei ministeri del vescovo. Il modello proposto consentirà alle diocesi, ai distretti e alle chiese locali di impegnarsi in una rinnovata pianificazione pastorale, per il bene della missione di Dio in questo paese».