Una realtà di minoranza, quella delle chiese protestanti nella penisola iberica. Anzi, «una minoranza nella minoranza», ha osservato durante l’ultimo incontro dei media della Cepple il presidente Alfredo Abad, Chiesa evangelica di Spagna, sottolineando che se da un lato i rapporti con le altre chiese protestanti storiche sono buoni, molto più difficili se non inesistenti sono quelli con le chiese pentecostali e carismatiche. Una situazione confermata dai portoghesi, in particolare per quanto riguarda i gruppi provenienti dal Brasile. La comune denominazione «evangelical» sta creando alcuni problemi alle chiese protestanti storiche, che spesso vengono associate a quelle evangelicali, al punto da suscitare il dibattito al loro interno sull’opportunità di eliminare dalla loro denominazione il termine controverso (e lasciare, ad esempio, soltanto la definizione di metodista).
All’incontro della Cepple erano presenti i rappresentanti delle tre chiese fondatrici del Copic (Consiglio portoghese delle chiese cristiane, nato nel 1971): metodisti, presbiteriani e anglicani, cui oggi si è aggiunta di recente la chiesa tedesca (luterana).
Abbiamo incontrato i pastori Eduardo Conde, della Chiesa metodista del Portogallo e responsabile della programmazione televisiva del Copic, e Sergio Alves, della Chiesa Lusitana (anglicana) e responsabile della comunicazione.
Qual è la presenza delle chiese protestanti sui media in Portogallo oggi?
Conde: «Per diversi anni, a partire dal 1980 abbiamo avuto un programma domenicale, Caminhos, di 25 minuti; nel 1997 è cominciato un nuovo programma, permesso grazie alle nuove leggi in materia di libertà religiosa, intitolato The faith of humanity che conta 30 puntate all’anno, dura 30 minuti di cui 23 dedicati alla chiesa cattolica e i restanti 7 a tutte le altre confessioni. La presenza sulla radio nazionale, cominciata pochi anni fa, è analoga a quella televisiva, con lo stesso numero di programmi, ma tempi più stretti (3 minuti durante la settimana e 30 alla domenica). Per questi programmi le chiese non spendono nulla, a parte le spese di viaggio di chi vi partecipa: la realizzazione e gli aspetti tecnici sono curati dall’emittente televisiva».
Ci sono anche dei giornali cartacei
«Nel passato la chiesa metodista, presbiteriana e anglicana avevano giornali pubblicati regolarmente, da 3 a 6 volte all’anno, oggi questo è più difficile, quindi entrambe le nostre chiese si sono concentrate piuttosto sull’invio di newsletter via email, per informare su ciò che avviene nelle varie chiese, mentre le pubblicazioni cartacee hanno un approccio diverso, più simile a riviste, con approfondimenti su temi teologici, sociali, e si rivolgono sia alle chiese sia al pubblico esterno».
Quali sono le difficoltà di essere una minoranza religiosa in Portogallo, e quanto è importante lavorare insieme condividendo le forze (umane ed economiche)?
«Siamo quattro piccole chiese, non abbiamo molte risorse umane e finanziarie per lavorare ognuno per sé, quindi abbiamo bisogno di lavorare insieme, per raggiungere i nostri obiettivi ed essere presenti sui media, avere una voce più forte. La mutualisation, una delle parole chiave di questo colloque, è stata per noi una necessità, ma ci ha permesso di lasciare un po’ da parte la nostra identità per creare insieme qualcosa di nuovo, avere una nuova identità e visibilità».
Siete stati i primi a introdurre il discorso ecumenico nel vostro paese, ma qual è la situazione oggi?
Conde: «La situazione è abbastanza simile a quella italiana e spagnola: siamo paesi cattolici… Ma in Portogallo sono le nostre chiese ad avere portato il movimento ecumenico, e tuttora siamo quasi le uniche ad affrontarlo, per questo sarebbe molto importante per noi ricevere materiali, video, notizie dalle altre chiese europee dove il discorso ecumenico è più avanzato. Lavoriamo con la Chiesa cattolica ogni anno, ma le altre chiese evangeliche sono indifferenti o contrarie a questo movimento, così talvolta ci troviamo nella difficoltà di essere nel mezzo, se abbiamo a che fare con la chiesa cattolica non siamo compresi dall’altra parte, e viceversa. Alla fine ci siamo detti che questo non importa, accettiamo di essere una chiesa di minoranza, facciamo ciò che dobbiamo fare e dire, su diversi argomenti, sulla situazione politica, anche se non così spesso come vorremmo».
Alves: «Come diciamo in Portogallo, piccolo è bello, siamo un piccolo Consiglio, ma rappresentiamo un importante ponte fra la Chiesa cattolica maggioritaria e gli altri movimenti».
Le chiese protestanti portoghesi si sono attivate per celebrare il 500° anniversario della Riforma protestante. Sono previste pubblicazioni dedicate alla storia di Lutero e delle sue 95 tesi, e anche una grande novità, come ci racconta Eduardo Conde: