Un salto deciso e coraggioso, in rottura con quanto è stato prodotto finora: è la sfida e l’impegno di Relief/Reliëf, la nuova rivista bilingue (francese e olandese) della Chiesa protestante unita del Belgio presentata dai suoi due ideatori e redattori, Marian Knetemann e François Choquet, in occasione dell’ultimo incontro dei media della Cepple a Lisbona.
Una rivista semestrale, che quindi non cerca di inseguire i tempi sfuggenti della comunicazione di oggi ma si presenta come un prodotto «da tenere sul tavolo del salotto», un esempio di slow journalism rivolto sì ai membri delle chiese ma anche a un pubblico esterno, che non conosce la chiesa protestante.
Il primo numero, lasciato «casualmente» negli studi medici, nelle stazioni, oltre che nelle chiese, lancia un messaggio espresso dal sottotitolo: «Della profondità nella mia vita». Un messaggio suggerito anche dall’immagine di copertina, dove un bambino è pronto a gettarsi in acqua: «così come, in termini di comunicazione, le chiese protestanti devono buttarsi nella novità», ritengono i creatori di Relief.
La fotografia di copertina non è immediatamente riconducibile all’ambito ecclesiastico, così come la veste grafica della rivista, molto fresca e vivace, che gioca su diversi orientamenti del testo, colori e immagini non convenzionali. Ma i contenuti sono pienamente in linea con quanto ci si aspetterebbe da un giornale «di chiesa»: non solo il tema del singolo numero (che in questo caso è una citazione da Qoelet, «un tempo per ogni cosa»), ma articoli biblici, testimonianze sia di persone appartenenti alla chiesa sia di personaggi noti al pubblico belga (artisti, attori, cantanti), che raccontano come sono stati ispirati dalla Bibbia e come questa ha dato «profondità alla loro vita».
Un progetto concepito e realizzato in otto mesi, stampato in 2000 copie e «lanciato» il 29 marzo in occasione di una festa in una chiesa centrale a Bruxelles, che «come tutte le novità ha suscitato qualche rimpianto e reticenza, ma che è stato accolto con entusiasmo dai membri di chiesa, che di fronte alla possibilità di presentare la rivista alla gente hanno detto: ecco che cosa possono fare i protestanti!»