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Può essere originale pensare che un gioco possa raccontare la storia valdese, nei suoi momenti più significativi, tragici o lieti che siano. Tuttavia, questo è proprio l’obiettivo di un gioco da tavola, pensato e prodotto dal pastore valdese Gregorio Plescan: il gioco dell’oca delle storia valdese. Un tabellone in cartoncino, un dado, sei personaggi, le regole del gioco. Il tutto racchiuso in una sobria confezione di carta (d’altronde è un gioco valdese).

Abbiamo intervistato il pastore Plescan, cercando di comprendere gli obiettivi didattici del gioco, oltre alle sue regole e modalità di svolgimento.

La prima domanda riguarda le origini dell’idea. Il pastore racconta che il gioco può essere «un sistema interessante per apprendere e sdrammatizzare un testo, ci aiuta a trovare aspetti divertenti». «In realtà l’idea – spiega ancora Plescan – ha origine parecchio tempo fa, non solo dal sottoscritto ma anche da altri colleghi che, nel percorso di insegnamento della storia valdese, hanno cercato di proporre lezioni un po’ più dinamiche e accattivanti per i nostri giovani. In questo gioco ho cercato di riassumere la storia dei valdesi che spiegavo ai ragazzi e alle ragazze del precatechismo in 63 caselle. Un gioco pensato per chiacchierare insieme, che offre l’occasione di approfondire e conoscere meglio la storia valdese. La cosa più importante è che sia utilizzato per andare oltre e conoscere meglio chi sono i valdesi e che ruolo abbiano avuto nella storia passata e recente».

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Un cammino lungo la storia valdese negli aspetti più interessanti, edificanti e anche in quelli più tragici. Ci può fare degli esempi?

«Ci sono caselle “positive”, che permettono di poter tirare nuovamente i dadi: la 2 con Valdo di Lione, la 23 con Lutero e le sue tesi, la 36 di Giosué Gianavello, la 59 con il monumento commemorativo di Willy Jervis e della Resistenza. Ci sono però anche le caselle “negative”: la 13 con il rogo degli eretici, la 40 che rappresenta il terribile Re Sole e le sue persecuzioni, la 34 con la notte di San Bartolomeo di Parigi».

Quali sono le regole del gioco quindi?

«Intanto abbiamo pensato di tradurre il regolamento in cinque lingue: la nostra chiesa parla in italiano, ma non solo, e quindi offriamo anche la versione spagnola, francese, inglese e tedesca. Semplicemente, su alcune caselle ci si deve fermare un turno se non si dà una risposta corretta, su altre invece si torna indietro e da altre ancora si può avanzare ulteriormente. Sul regolamento ci sono alcuni spunti storici, ma volutamente li abbiamo lasciati a livello didascalico: sarà cura dei giocatori cercare e fornire altre nozioni».

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Un moschettiere del re, una nonna, un agricoltore, un pompiere, una principessa e una ragazzina. Anche la scelta dei personaggi è curiosa.

«Si, è un gruppo di personaggi piuttosto eterogeneo e a prima vista senza alcun nesso fra loro. Ma l’abbiamo fatto apposta: la volontà è quella di offrire dei personaggi non connotati con stereotipi. Proponiamo una varietà di età, di mestieri, di epoche che possano far sentire a proprio agio ogni tipo di pubblico».

Il Gioco dell’Oca della storia valdese si trova in vendita, attualmente, alla Fondazione Centro Culturale Valdese di Torre Pellice e nelle librerie Claudiana di Torre Pellice e Milano.

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