«Alla Riforma la chiesa cattolica sarebbe giunta anche senza Lutero, i tempi erano maturi in quel periodo storico per un forte rinnovamento». Queste alcune parole di Walter Kasper, cardinale presbitero di Ognissanti in via Appia Antica e presidente emerito del pontificio consiglio per la promozione e l’unità dei Cristiani (consiglio di cui è stato anche presidente e il cui successore Kurt Koch è venuto in visita a Torre Pellice l’autunno scorso, ripercorrendo proprio le tracce di Kasper in visita a Torre nel 2002). La serata organizzata dalla Diocesi e dalla Chiesa valdese di Pinerolo rientra in un più ampio ciclo di incontri e di conferenze nell’ambito dei 500 anni della Riforma. La parola «riforma» è stata ripetuta molte volte dal cardinale durante il suo lungo e articolato discorso. «All’interno della chiesa cattolica ci sono stati molti momenti di riforma, il movimento monastico, Francesco d’Assisi e la riforma di Trento, per citarne alcuni. E anche nel tempo di Lutero la chiesa si stava trasformando. La rottura, la divisione che ancora oggi ci contraddistingue è figlia di quel tempo, di un Lutero che non ha saputo attendere a sufficienza in quanto su molti aspetti (come le indulgenze) si sarebbe potuti arrivare a un punto di incontro: il rinnovamento era pronto. La rottura è divenuta poi insanabile quando il papa è stato definito l’anticristo. Lutero ha saputo utilizzare al meglio l’opinione pubblica nata grazie all’invenzione della stampa di Gutenberg». Parole nette che hanno suscitato anche alcuni scambi di opinione fra il numeroso pubblico presente che ha gremito in ogni ordine di posto il tempio di Pinerolo. Kasper si è poi soffermato ad analizzare l’evoluzione del pensiero cattolico che nel XX secolo «è arrivato a riconoscere che il pensiero di Lutero aveva una sua dignità anche dal punto di vista religioso. Inoltre due importanti avvenimenti hanno dato una spinta dal basso al percorso verso l’unità dei cristiani. Stiamo parlando delle due Guerre mondiali: nella Prima nelle trincee si sono ritrovati protestanti e cattolici e altre confessioni, e nella seconda il legame fra le varie appartenenze si è rafforzato oltre che sulle linee anche nei campi di prigionia e di sterminio». Verso la conclusione del suo intervento Kasper ha riconosciuto nello Spirito Santo la mano che ci sta guidando lungo la strada dell’ecumenismo: «l’impulso dello Spirito è per la vergogna per la divisione: ciò che abbiamo insieme è più importante di ciò che ci divide». La strada verso l’unità secondo Kasper è intrapresa ma non è sicuramente lineare e priva di difficoltà: assomiglia piuttosto a una stradina di montagna, sterrata, piena di tornanti e priva di protezioni a valle, dove una foratura è sempre in agguato. Un esempio: il sacerdozio universale: «al momento non ci sentiamo in diritto di cambiare» è stato il lapidario commento di Kasper.
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