L’avevamo annunciato all’inizio di agosto: un protestante, Marcelo Figueroa, avrebbe guidato la versione argentina de L’Osservatore Romano, voluta da papa Francesco, così come il suo caporedattore.
Ora, riporta il blog in inglese del giornale La Croix, l’avventura comincia sul serio: sabato 18 marzo uscirà la prima edizione del giornale destinata all’Argentina e all’America latina, dopo quattro numeri speciali.
Sessantenne, presbiteriano, Figueroa è un amico di lunga data di Francesco; fino a poco tempo fa l’idea sarebbe sembrata un po’ azzardata: «Un’idea rivoluzionaria… ma d’altronde questo è un papa rivoluzionario!» ha commentato Figueroa.
Già direttore della Società biblica argentina, il suo primo incontro con l’allora arcivescovo di Buenos Aires risale all’inizio degli anni Duemila, ai tempi del progetto ecumenico di traduzione della Bibbia.
«Lui era già un cardinale, io un semplice laico» ricorda Figueroa. «Ma si è creato da subito un rapporto fatto di reciproco rispetto, che con il tempo è diventato un’amicizia fraterna». Nel 2010 Bergoglio chiama Figueroa a lavorare presso l’arcivescovato come responsabile della direzione di un programma televisivo sul canale diocesano, in cui il futuro papa discute sulla Bibbia insieme al rabbino Abraham Skorka.
Questa volontà di dialogo è ciò che sta alla base anche dell’edizione sudamericana del giornale del Vaticano: fra i suoi collaboratori ci saranno lo stesso Skorka, oltre all’arcivescovo Victor Fernandez, uno dei «ghost writer» del papa, il teologo Carlos Galli, ma anche una teologa islamica e una donna rabbino. Oltre ai contenuti originali, il giornale riprenderà degli articoli dalla versione spagnola, diretta da Silvina Pérez.
«L’Argentina è un paese multiculturale, dove il dialogo è una cosa normale», ha spiegato il direttore, che vede questa occasione come una chiave per capire il futuro del pontificato di Bergoglio, e sottolinea: «Per comprendere appieno Francesco, è importante essere consapevoli della sua origine sudamericana e argentina».
Obiettivo dell’edizione argentina sarà anche fare conoscere più ampiamente i discorsi del papa nel suo paese natio, dove spesso vengono deformati e interpretati alla luce delle politiche nazionali.
«Il papa ci ha dato carta bianca», assicura il neo caporedattore. «Tutto ricade sotto la responsabilità mia e del direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, che è per noi una garanzia».
In un’epoca in cui il Vaticano ha effettuato tagli drastici al budget, soprattutto nel campo della comunicazione, questa nuova edizione argentina è tutto fuorché una «indulgenza» papale. Anzi, sarà completamente autofinanziata dalla pubblicità.