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La tradizionale serata del 16 febbraio, che come ogni anno vede le valli del pinerolese illuminarsi dei fuochi dei falò accesi per rendere nota alla popolazione l’imminente concessione, sancita dalle lettere patenti, dei diritti civili e politici ai valdesi nel 1848, avrà quest’anno il lustro di una nuova e prestigiosa location. Per la prima volta sarà infatti il salotto buono di Torino, piazza Castello, ad ospitare un falò valdese. Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione comunale, che ha coinvolto nel suo entusiasmo anche la chiesa valdese di Torino, pronta ad accompagnare i funzionari pubblici nell’organizzazione dell’evento. Nel capoluogo piemontese esiste un precedente che risale a una trentina di anni fa, ma la catasta di legna, allora, fu accesa al monte dei Cappuccini, zona collinare, residenza del Museo della Montagna, che all’epoca ospitava una mostra sui valdesi e il Piemonte.

Si chiude in qualche modo un cerchio dal diametro molto ampio. Nella stessa piazza Castello infatti, oggi una lapide ricorda il rogo di Gioffredo Varaglia, predicatore valdese, arrestato a Barge, nel cuneese, incarcerato a Torino e salito al patibolo il 29 marzo 1558 nello spiazzo fra palazzo reale e palazzo madama.

Quasi cinque secoli dopo anche questa ferita può sanarsi in una celebrazione che per il mondo valdese va ben al di là della mera rievocazione storica. L’appuntamento è dunque in piazza a partire dalle ore 20 di giovedì 16 febbraio.

Immagine di Pietro Romeo

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