La Chiesa di Svezia, luterana, ha perso 86 mila membri nel corso del 2016, un record negativo che peggiora un trend in atto da diversi anni. Nel 2015 furono ad esempio 47 mila le persone che chiesero la cancellazione dai registri di chiesa, ma mai prima d’ora si erano toccate certe cifre. Di contro sono stati poco più di 7 mila e 500 i nuovi ingressi nel corso dell’anno scorso, in calo rispetto agli anni precedenti.
Una crisi generalizzata quindi, che rischia di incidere anche sulle casse della chiesa stessa, dal momento che ogni fedele regolarmente iscritto versa circa l’1% del reddito imponibile per finanziare il clero.
Nel 2000, l’anno in cui fu sancita la formale separazione fra lo stato e la Chiesa di Svezia, l’82,9% della popolazione era iscritta nei registri di chiesa, percentuale scesa fino all’attuale 63%, pari a circa 6,2 milioni di persone. L’arcivescova di Uppsala e Primate della Chiesa di Svezia Antje Jackelén ha detto che il calo è un dato «profondamente preoccupante, coerente con un modello sociale che va oltre il modello religioso, e che trova in altre istituzioni quali i partiti politici e le organizzazioni ambientalistiche realtà aggregative alternative». Va aggiunto che una serie di poco edificanti vicende legate a sontuosi viaggi all’estero di alcuni responsabili ecclesiastici ha fatto molto parlare sui giornali e le televisioni svedesi, suscitando forti critiche da parte della popolazione. Non solo secolarizzazione dunque. Un fenomeno non circoscritto solo al paese scandinavo.