Le recenti violenze in Medio Oriente a Damasco, Baghdad e Gerusalemme sono state condannate dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) attraverso il segretario generale che ha chiesto a livello internazionale maggiori sforzi per poter giungere ad una pace possibile in quell’area. Un appello per fermare ogni forma di estremismo, violenze e stragi di innocenti con i quali si cerca di frammentare e dividere l’umanità.
«Ancora una volta – ha detto ieri il segretario generale del Cec, il pastore Olav Fykse Tveit – molte persone intente a vivere la propria vita quotidiana in occasione delle feste hanno dovuto subire attacchi violenti e inammissibili».
Tre città del Medio Oriente sono state colpite lo stesso giorno: «condanniamo ogni atto di terrore e di violenza e oggi siamo in lutto per la perdita di tante vite preziose; un lutto che accompagniamo con preghiere per le vittime e le loro famiglie. Oggi dobbiamo essere uniti nella condanna di queste terribili azioni per condurre il mondo in un cammino per la pace e la giustizia – prosegue Tveit –. Con determinazione dobbiamo fermare la violenza perpetrata dagli estremisti», e ha proseguito: «la popolazione di Gerusalemme ha subito un altro terribile attentato. Un camion, nuovamente, è diventato strumento, arma, di morte. Questo ulteriore atto di violenza inaudita dev’essere condannato da ogni essere umano, indistintamente. Ogni singola vita è preziosa, in quattro l’hanno persa a Gerusalemme, tre donne e un uomo, tutti ventenni, e molte altre persone sono rimaste ferite, gravemente. A Damasco cinque persone sono state uccise e 15 sono rimaste ferite per l’esplosione di un’autobomba poco fuori la capitale. In Iraq un’altra autobomba ha colpito donne uomini e bambini raccolti in un mercatino di Baghdad est, uccidendone almeno 12 e ferendone altre decine».
Tveit, assicurando che il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) è vicino nella preghiera con la speranza, incrollabile, in un futuro di pace, ha detto ancora: «cerchiamo nella misericordia l’amore e la grazia di Dio, la forza per continuare a sperare; lo stiamo facendo anche con il nostro pellegrinaggio di giustizia e di pace. Ora è il momento di costruire una leadership internazionale responsabile – ha concluso Tveit – per giungere a soluzioni politiche per la pace e la giustizia in questa regione del mondo da troppo tempo militarizzata e segnata da traumi e sofferenze».