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L’attentato di ieri a Berlino si è verificato in una delle zone centrali della capitale tedesca, proprio davanti allo zoo, sul viale Kurfürstendamm, una delle direttrici principali che tagliano da est a ovest la città. Nelle inquadrature di telecamere e fotoreporter sul luogo della strage si nota nelle immediate vicinanze, a pochissimi metri, un alto edificio dall’aria malconcia, affiancato da una struttura più bassa, invece moderna e luminosa. Si tratta della Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, la chiesa “del ricordo”, eretta in memoria e onore di Guglielmo I detto il Grande, primo imperatore della Germania moderna dal 1871 al 1888 e re di Prussia dal 1861 al 1888. Progettista fu Franz Heinrich Schwechten, lo stesso della chiesa luterana di via Sicilia a Roma, visitata poco più di un anno fa anche da papa Bergoglio.

Luterana per l’appunto, costruita fra il 1891 e il 1895, lo stile neoromanico ne esaltava la grandezza monumentale. Ma non per questo è divenuto forse il luogo di culto più caro ai berlinesi. Correva l’anno 1943 e i bombardamenti alleati ne distrussero buona parte, salvando campanile e zona frontale e poco altro, tanto da assumere il nomignolo sinistramente evocativo di hohle zahn, il dente cavo. Dopo la guerra vi furono vari progetti per edificare una nuova chiesa, dopo aver abbattuto i ruderi rimasti i piedi. Ma iniziarono le forti proteste della popolazione che vedeva in quello scheletro ferito un simbolo, un monito e un segnale per se stessi e per il mondo intero sull’inutilità distruttiva delle guerre. Si decise dunque di salvare il salvabile e di affiancarlo ad una nuova costruzione, inaugurata infine il 17 dicembre del 1961. Antico e moderno convivono quindi negli stessi spazi dando forma ad un suggestivo filo rosso che unisce passato e presente.

Anche l’interno della Gedächtniskirche contiene elementi simbolici assai cari ai berlinesi e non solo: sono infatti conservati oggetti e opere frutto della riconciliazioni di nazioni che un tempo erano nemici.Nel memoriale (Gedenkhalle) sono visibili una croce costruita con i chiodi ritrovati nelle ceneri delle rovine dell’antica cattedrale di Coventry in Inghilterra (distrutta dalle bombe tedesche nel novembre del 1940), oltre a un’icona russa a forma di croce, dono del vescovo ortodosso di Volokolamsk e Yuryev, e infine la madonna di Stalingrado, disegno creato dal sacerdote e medico tedesco Kurt Reuber durante i mesi della terribile battaglia su suolo russo fra il 1942 e il 1943.

Un luogo emblema dell’assurdità della guerra quindi, ma anche di speranza e riconciliazione. E da ieri anche luogo testimone di un ennesimo avvenimento destinato a segnare la memoria collettiva.

Non è un caso che uno dei film più celebri di Wim Wenders, “Il cielo sopra Berlino” del 1987 si aprà proprio con la scena dell’angelo Damiel, che dalle rovine della chiesa “del ricordo” osserva l’umanità dolente agitarsi sotto di lui. E’ Marion, la donna di cui Damiel si innamorerà e per la quale deciderà di perdere la propria natura eterera, a firmare il perfetto epitaffio che potremmo applicare ai drammatici fatti di ieri sera: «Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?»

il_cielo_sopra_berlino.jpg

Immagini: copertina: By Jonay CP from Las Palmas de Gran Canaria, Spain - Iglesia Memorial Kaiser-Wilhelm, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9514884. Nel testo: Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=696973

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