Leicester, cittadina britannica delle Midlands orientali, diventata famosa lo scorso maggio per aver raggiunto la vetta della Premier League e che quest’anno tiene duro in Champions – un vero miracolo calcistico, visto che la squadra guidata dal romano Claudio Ranieri era tra le più sfavorite del campionato – è anche un esempio riuscito di multiculturalismo e convivenza fra religioni diverse. Infatti, per una combinazione riuscita di politiche di immigrazione dalle ex colonie inglesi e dall’Africa e flussi di persone in cerca di lavoro, oggi i nonwhite hanno superato il numero dei cittadini inglesi da generazioni. Su una popolazione di 330mila persone, i cristiani sono il 32%, i musulmani il 18%, gli indù il 16%, i sikh il 4,38%, ma non mancano anche minoranze di buddisti, ebrei, giainisti, seguaci di Sai Baba, mormoni ed altri.
Un vero melting pot che non si limita a condividere il territorio ma prova a trovare risposte comuni alle emergenze sociali. Infatti, Leicester è la prima città nel Regno Unito a proporre un progetto interreligioso di accoglienza per i senzatetto: inaugurato lo scorso 12 dicembre, un centro per senza fissa dimora rimarrà aperto dalle sei del pomeriggio alle nove di mattina per undici settimane – il tempo di superare i rigori dell’inverno, particolarmente rigido in questa zona – e darà ospitalità a dieci uomini senza casa e senza famiglia.
Il centro è gestito da One Roof, un’organizzazione islamica che si occupa di senzatetto, dal programma Near Neighbours della Chiesa d’Inghilterra e dalla cattolica Housing Justice, ma coinvolge ben sette comunità religiose, che se ne occupano a turno. Più di duecento volontari di diverse denominazioni si sono resi disponibili per servire i pasti, tenere in ordine le stanze e offrire compagnia agli ospiti. «La risposta della cittadinanza è stata un successo – ha testimoniato la responsabile del progetto, Salma Ravat, intervistata dal Guardian – E' estremamente importante vivere accanto ed essere d’aiuto a persone di fede o religione diversa dalla propria. Un progetto come questo accomuna tutti nel desiderio di aiutare e contribuisce ad abbattere pregiudizi e barriere. E’ davvero interessante vedere come si sviluppino amicizie in questo contesto, e l'impatto che questo può avere sulla nostra società».
Il progetto, anche se proviene da comunità di fede, non ha assolutamente finalità di conversione o coinvolgimento in attività religiose: «lo scopo è soltanto aiutare chi è in difficoltà», conferma Ravat. E ce n’è bisogno, visto che l’emergenza è in crescita, se si considera che il numero dei senzatetto a Leicester è raddoppiato nello scorso anno, passando dai 22 del 2015 ai 46 attuali. Aiutarli diventa quindi una sfida, non meno importante di una partita di Champions.