Abbattuta, salvata, demolita, e ora trasformata. Quanto è difficile fare i conti fino in fondo col passato. Lo sappiamo, capita a tutti. Ma certe pagine sarebbero da voltare senza se e senza ma, e i tentennamenti o magari gli ammiccamenti nascosti dietro filantropiche idee possono essere assai pericolosi in tempi in cui è l'Europa tutta a fare i conti con un pesante ritorno sulle scene delle destre xenofobe.
Sono anni che si sprecano dibattiti e pubblicazioni, manifestazioni e mozioni, per giungere all'abbattimento della casa natale di Adolf Hitler, in Austria. Da una parte si schiera chi crede che sia necessario cancellare luoghi e simboli di un passato di vergogna, dall'altra chi ritiene un errore e una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime il tacere o celare gli errori e orrori che furono. Ma in casi simili si aggiunge un ulteriore rischio, quello della venerazione postuma, del feticcio creato ad uso e consumo delle nuove pulsioni.
Come infatti è puntualmente accaduto nel tempo per questo vecchio edificio nel paesino di Branau am Inn, dove il futuro führer nacque il 20 aprile 1889 e visse fino all'età di 3 anni, quando la famiglia si trasferì a Passau, dall'altro lato del fiume Inn, in territorio tedesco.
Negli anni ’30 del secolo scorso, all’indomani della salita al potere di Hitler, la dimora divenne immediatamente luogo di pellegrinaggio di seguaci, e quindi museo consacrato alle gesta del nazionalsocialismo. Al termine della guerra ha ospitato prima una libreria, poi una scuola e pure una banca.
Dal 1972 lo Stato ha scelto di pagare un lauto canone all’anziana proprietaria perché ne venisse fatto un utilizzo di pubblica utilità e per mantenere una sorta di controllo sull’uso. Fino al 2011 la casa ha dunque ospitato un istituto per portatori di handicap, categoria che fu fra le vittime della follia nazista. Da allora la proprietà ha rifiutato il rinnovo di locazione e si è aperto quindi un grande dibattito sul da farsi, affiancata da una battaglia giudiziaria per il suo controllo. Mercoledì scorso il parlamento ha infine votato una legge apposita che consente allo Stato di espropriare l’edificio. 127 anni dopo la nascita del folle che condusse il mondo ad un passo dall’apocalisse. Negli intenti del governo ora verrà completamente ristrutturata al fine di perdere qualsiasi riconoscibilità e verrà adibita a scopi sociali o filantropici ancora da definire. Non verrà quindi rasa al suolo.
Da anni solo una targa in pietra all’esterno con le parole «Per la pace, la libertà e la democrazia,
mai più il fascismo. Milioni di morti ricordano» segnalava la particolarità del luogo, seppur con toni vaghi. Luogo in realtà assai ben noto ai nostalgici. Che da domani dovrebbero perdere un luogo di pellegrinaggio. Ma non totalmente.