Un progetto della chiesa anglicana, volto a garantire la sicurezza di persone trasferite da un campo profughi sul «cucuzzolo» di una collina, disabitata, situata in Burundi ha avuto come effetto il ritorno della vita: persone, vegetazione e fauna selvatica, tra cui le pernici e le scimmie. Tutto questo in un paesaggio che prima dell’insediamento della nuova comunità era completamente sterile.
Il gruppo di profughi stabilitosi sulla collina di una zona chiamata Rutana, nel sud del Burundi, dopo aver lasciato un campo profughi in Tanzania, si è ritrovato in un luogo difficile: senza alberi, la collina era a rischio erosione e inondazioni per la vicinanza con diversi fiumi che scorrevano intorno all’area; oggi quel luogo è completamente diverso.
È stato trasformato proprio grazie alla comunità insediata attraverso una partnership tra la Chiesa anglicana del Burundi e alcuni gruppi di comunità locali e grazie al sostegno del Servizio episcopale statunitense per lo sviluppo sostenibile (Er & D).
La messa in sicurezza della zona è avvenuta attraverso lo scavo di trincee anti erosione e la dimora di alberi, due interventi «che hanno avuto effetti davvero positivi irrobustendo il fianco della collina», ricordano Josiah Nduwayezu, un partecipante al programma e Chartier, un volontario della comunità: «grazie a quegli interventi sono nate rigogliose piantagioni di alberi tipici della foresta e che sulle colline sono disponibili coltivazioni agroalimentari e pozzi per l’irrigazione. Inoltre – proseguono Josiah e Chartier –, grazie alla riforestazione da qualche tempo si è insediata una popolazione di pernici e scimmie che si stanno moltiplicando e costituiscono, insieme alla flora, prima quasi inesistente, un importante nicchia ecologica per un ecosistema complesso».
Il Servizio di ecosviluppo sostenibile della chiesa anglicana informa anche che «grazie alle infiltrazioni di acqua piovana convogliate verso il basso dai terrazzamenti, si sono generate nuove fonti di acqua pulita spontanea, fresca e sicura da bere, dove il comune ha poi installato nuove tubature per garantire l’accesso a tutti».
La fertilità del suolo così migliorata e la rigogliosa produzione agricola ha cambiato la vita di molte famiglie che sono diventate parte di un sistema di forte produzione. I raccolti sono aumentati da 1.500 kg a 3.500 kg per il mais; e da 800 kg a 1.500 kg di fagioli, ad esempio. I proventi delle vendite dei prodotti sono stati utilizzati per finanziare le costruzioni di case, pannelli per l’energia solare e, attraverso il pagamento delle tasse, sono oggi garantite a tutti i bambini l’istruzione e l’assistenza sanitaria per tutti.
Gli alberi in quella zona oggi non sono più visti come legna da ardere, ma come una reale e concreta prevenzione per combattere l’erosione e garantire il corretto habitat per pernici e scimmie; gli alberi, infatti, stanno proteggendo la collina, le case e i raccolti.
Il Servizio episcopale degli Usa per lo sviluppo sostenibile ricorda infine che il progetto è un esempio di come i 15 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite possano essere messi in pratica.