Un ministro dell’ultra destra si oppone alla legge sui muezzin
17 novembre 2016
La norma in Israele punta a eliminare gli altoparlanti dai minareti, ma lo stesso principio potrebbe riguardare anche altre religioni
In Israele è già stata nominata come la “legge muezzin”. Sostenuta dal primo ministro Benjamin Netanyauh e approvata domenica scorsa dalla commissione interministeriale, la nuova norma mira a vietare l’utilizzo degli altoparlanti per diffondere la voce che dai minareti richiama i fedeli musulmani alle cinque preghiere quotidiane. Una proposta giunta da un gruppo di abitanti di fede ebraica residente a Gerusalemme Est, a loro dire “disturbato” dall’eccessivo volume provocato.
Tale disegno di legge ha trovato, due giorni dopo la sua approvazione, un’opposizione inattesa da parte del ministro della Sanità Yaakov Litzman, membro del partito ultraortodosso “Giudaismo unito nella Torah”, compagine askenazita (formata da discendenti degli ebrei del centro Europa) fondata nel 1992 e che alle ultime elezioni ha raccolto 6 seggi, fondamentali per la sopravvivenza del governo. Il ministro ha bloccato l’iter ricordando che In Israele sono delle sirene ad annunciare l’avvio dello shabbat, il giorno sacro di riposo settimanale per il popolo ebraico. Secondo il principio di legge anche questa modalità di richiamo per i fedeli andrebbe quindi abolita, e di divieto in divieto solo il silenzio sarebbe padrone delle città e delle campagne.
«Per migliaia di anni la tradizione ebraica ha utilizzato diversi strumenti, tra cui lo shoffar (strumento a fiato fabbricato con le corna dei montoni) e le trombe per annunciare l’inizio del sabato» ha ricordato alla stampa Litzman. «Con lo sviluppo tecnologico anche noi abbiamo iniziato ad utilizzare altoparlanti e sirene per raggiungere meglio tutti i fedeli. Per cui la proposta avanzata dal partito “Casa ebraica” rappresenta un attacco ad una situazione che riguarda tutti gli abitanti in base alle loro fedi e non solo i muezzin». Anche le campane cristiane dovrebbero tacere, sul modello di quanto voluto dallo Stato Islamico in questi anni (non a caso il primo atto compiuto dall’esercito di liberazione iracheno una volta entrato a Mosul e nella piana di Ninive è stato proprio far risuonare in tutta la valle le campane delle chiese, simbolo di pace e concordia, tacitae da due anni di dominazione di Daech). Anche per l’autorevole Ong “Israele democracy institute” ,che si pone come scopo primario la creazione di una democrazia reale e stabile in Israele, la legge in discussione rappresenta un pretesto utilizzato da una parte politica per guadagnare punti agli occhi dell’opinione pubblica più intransigente. La soluzione, secondo i vertici dell’organizzazione non governativa, non sta in nuove leggi, ma nel dialogo e, se necessario, in una migliore applicazione di norme già esistenti che regolano la materia, senza impedire a nessuno la manifestazione della propria fede religiosa.