In Pakistan il 22 settembre da ora in avanti sarà il giorno dedicato alla memoria dei martiri cristiani del paese.
Lo ha stabilito in questi giorni la “Church of Pakistan”, cappello che raccoglie le denominazioni anglicane, presbiteriane, metodiste e luterane presenti nella grande nazione mediorientale.
La data non è certamente casuale, bensì vuole ricordare il terribile attacco suicida del 2013, che vide l’esplosione di due bombe che causarono 127 morti e centinaia di feriti nella chiesa di Ognissanti a Peshawar. Fu purtroppo uno solo degli innumerevoli atti ai danni delle minoranze cristiane, l’ultimo porta la data del mese scorso, segnale di quanto sia lontana una armonia sociale in Pakistan.
Ma esistono anche segnali che fanno sperare una possibile differente gestione delle questioni religiose. In questi ultimi giorni sono infatti state approvate due importanti norme; con la prima è stata istituita una apposita “commissione per le minoranze” allo scopo di ridurre le tensioni religiose nel paese, e di adoperarsi per ridurre le violazioni dei diritti umani. Il secondo disegno di legge rigurda invece l’annoso problema delle conversioni forzate, subite spesso soprattutto da donne cristiane o indù, sequestrate e costrette a cambiare fede. Sulla carta viene stabilita una libertà di credo religioso che allineerebbe il Pakistan ad altre nazioni già più avanti in questo percorso. Nella speranza che non rimanga questo solo un intento, ma sia un superamento reale di posizioni immobili da troppo tempo.