La Conferenza delle chiese europee alle prese con la libertà religiosa
03 ottobre 2016
Una conferenza al parlamento europeo per ragionare sulle troppe limitazioni nel mondo alla possibilità di manifestare il proprio credo
Quasi 5 miliardi di persone in tutto il mondo vivono in paesi con restrizioni significative alla libertà di religione o di credo. Sono in particolare le minoranze, ovunque, a patire la perdita della possibilità di accesso ai luoghi santi o di culto, a vivere vittime di pregiudizi e a patire persecuzioni. Numeri enormi, pari a circa il 70% della popolazione del pianeta Terra. Limitazioni che si declinano in differenti maniere, dalle forme di condizionamento sociale fino alle vere e proprie guerre di religione.
Di tutto questo si è discusso nei giorni scorsi al parlamento europeo di Bruxelles, nell’ambito di una giornata di studio sul tema organizzata dalla Conferenza delle chiese europee, la Kek.
Molti i leader religiosi, gli attivisti, gli uomini politici che hanno ragionato insieme su quali strumenti identificare per garantire nel mondo libertà di religione e di credo, con una particolare attenzione a quanto patito ovunque dalle denominazioni cristiane, che sarebbero vittime dell’80% degli atti di intolleranza religiosa. Quali le risposte che l’Unione europea può fornire sulle discriminazioni in atto? Quale il ruolo che l’Ue può ritagliarsi in materia?
L’invito al dialogo e alla reciproca comprensione sono stati il mantra della giornata che ha visto la presenza fra gli altri di Heikki Huttunen, segretario generale della Kek, dell’archimandrita Nikifor Milovic della diocesi serbo-ortodossa del Montenegro, di Duzen Tekkal, giornalista Yazida.
Dialogo interreligioso e interculturale per promuovere la libertà religiosa dunque.
Nel discorso di apertura Huttunen ha sottolineato come «Per la Conferenza delle Chiese europee, quando abbiamo a che fare con questioni di libertà di religione o di credo, lo facciamo tenendo ben a mente il contesto dei diritti umani in cui si sviluppano le difficoltà. Ma non dobbiamo fare finta che la situazione in Europa sia rose e fiori. E’ importante iniziare a capire le criticità del nostro continente per poter al meglio rivolgere lo sguardo altrove». Ad esempio in Siria e in Iraq, al centro dei pensieri dei conferenzieri.
Sono stati inoltre presi in considerazione vari strumenti di monitoraggio della libertà religiosa nel mondo.