No alla chiusura dei campi profughi in Kenia
18 maggio 2016
11 Ong, tra cui la Federazione luterana mondiale (Flm), hanno chiesto al governo di rivedere questa decisione che danneggerebbe migliaia di rifugiati
L’annuncio del governo keniano di chiudere i campi profughi del paese, ha scatenato la reazione di 11 Organizzazioni non governative (Ong), tra cui la Federazione luterana mondiale (Flm), che in una dichiarazione congiunta hanno invitato il governo a riconsiderare l’intenzione sia di chiudere i luoghi di accoglienza nel paese sia di smantellare il Dipartimento per gli affari riguardanti i rifugiati.
«La chiusura dei campi profughi significherà un aumento dei rischi di protezione per migliaia di rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali sono donne, bambini e minori non accompagnati», si legge nella dichiarazione resa pubblica il 10 maggio scorso. L’appello rivolto al Kenya è di continuare a tutelare e a sostenere i diritti dei rifugiati, molti dei quali rischierebbero di subire violazioni dei diritti umani.
Il Ministero degli Interni del Kenya, in una dichiarazione del 6 maggio, ha parlato delle «immense sfide della sicurezza» e della lentezza del processo di rimpatrio dei rifugiati somali come motivi che hanno portato alla decisione di mettere fine all’accoglienza dei rifugiati, chiudendo i campi di Dadaab e Kakuma «nel più breve tempo possibile».
Le Ong sostengono che una chiusura improvvisa dei due campi potrebbe innescare una catastrofe umanitaria per l’Africa orientale, mentre lo scioglimento del Dipartimento per gli affari riguardanti i rifugiati creerebbe un vuoto di coordinamento in termini di fornitura di servizi ai rifugiati, tra cui il rimpatrio volontario.
Nonostante i processi in corso per riportare la pace in Somalia e in Sud Sudan, da dove proviene la maggior parte dei rifugiati, la situazione del continuo spostamento di migliaia di persone in questi paesi rimane «spaventosa e fragile».
Le leggi relative alle migrazioni e all’asilo sono sotto attacco, soprattutto in Europa, e le Ong hanno esortato il Kenya a «non seguire questa strada, ma invece a continuare ad ospitare i rifugiati con un maggiore aiuto da parte della comunità internazionale».
Il segretario generale della Flm, rev. Dr. Martin Junge, commentando la dichiarazione delle Ong, ha espresso riconoscimento per l’ospitalità che il Kenya ha dato nel corso di diversi decenni alle persone che cercano rifugio da conflitti e disastri ambientali. «Il peso di accogliere i rifugiati deve essere condiviso, e la comunità internazionale deve fornire ulteriore sostegno finanziario ai programmi dei profughi», ha detto.
Ha espresso preoccupazione per il sempre minore impegno da parte della comunità internazionale a rispettare il dovere di proteggere i rifugiati, come sancito dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. «I firmatari della presente Convenzione non dovrebbero agire come se non l’avessero mai firmata, né come se questa Convenzione non esistesse», ha aggiunto.
Il Kenya ospita quasi 600.000 rifugiati soprattutto nei campi di Dadaab, nel nord-est, e di Kakuma nel nord-ovest, istituiti nei primi anni ‘90. La cifra comprende oltre 400.000 somali, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), principalmente a Dadaab. Il campo di Kakuma ospita invece circa 185.000 rifugiati, per lo più del Sud Sudan, sudanesi e somali.
Fonte: Flm