Ancora impantanato il ddl sul negazionismo
27 aprile 2016
Un emendamento rischia di depotenziare la norma che deve punire chi nega la Shoah o altri crimini di guerra
Si arena di nuovo il disegno di legge che dovrebbe introdurre in Italia il reato di negazionismo, che si manifesta per l'appunto con la negazione della Shoah, dei crimini contro l'umanità o dei crimini di guerra come definiti dallo statuto della Corte penale internazionale, e che costituisce un'aggravante del già esistente reato di odio e discriminazione razziale normato dalla legge Mancino del 1975.
Dopo anni di dibattiti e polemiche sembravano finalmente maturi i tempi già oltre un anno fa, invece una parola, un singolo avverbio, rischia di far affondare il dialogo e quindi l'accordo complessivo.
La Mancino prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi o la multa fino a seimila euro "per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". E punisce con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, "in qualsiasi modo istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". La commissione Giustizia del Senato ha modificato questa norma prevedendo anche che l'istigazione, per essere sanzionata, debba avvenire "pubblicamente". La discriminazione sarebbe tale quindi solo se commessa in pubblico, un' inaccettabile limitazione che rischia fra l'altro di far crollare molti processi in corso.
Risulterebbero «depenalizzate le condotte, oggi sanzionate, di istigazione non pubblica per fini discriminatori o di violenza», scrissero i tecnici della Camera quando il Senato provò già in un'altra occasione a cambiare la Mancino con questo stesso disegno di legge. E proprio per queste ragioni la modifica all'articolo 3 venne soppressa. Ieri Giacomo Caliendo, senatore di Forza Italia, l'ha riproposta e la Commissione Giustizia l'ha approvata. Un altro senatore di Forza Italia, il valdese Lucio Malan è di contro fra i primi firmatari della modifica che introduce l'aggravante di negazionismo. Ora il testo tornerà dove presumibilmente la parola "pubblicamente" verrà di nuovo eliminato, avviando un nuovo ping pong fra i due rami del Parlamento. Sperando sia questo l'ultimo sabotaggio.